Falsa partenza
Quando siamo arrivati a Torraca nel pomeriggio il paese è in pieno fermento, visto che è pure estate, e molte persone ci fermano per chiederci dell’asino. Per primo Nicola che ci invita a bere qualcosa alla festa di suo figlio e poi ci mostra i basti di legno che costruisce per i pochi che ancora vanno a far la legna coi muli. Più avanti Pasquale, il signore che ci ospiterà nel suo terreno, ci parla di un tedesco che vive sulle montagne la vicino. Dal suo racconto ci incuriosiamo e, dopo una telefonata surreale, ci diamo appuntamento la mattina dopo per una colazione a casa sua.
Una colazione alla tedesca
Mattina, smontiamo tutto, carichiamo Fela e ci incamminiamo. L’appuntamento è alle otto, noi arriviamo alle undici, perché come sempre le indicazioni chilometriche dateci sono un po’ approssimative. Non fatichiamo a trovare il posto. Una casa che sembra quasi un castello e una donna con accento tedesco che ci chiede dove andiamo con l’asino. Dopo un attimo capiamo che è Bettina, la moglie del nostro anfitrione Rolf. Ci sediamo a tavola sul terrazzo e ci viene servita una colazione alla tedesca con uova e pane e marmellata. Divoriamo tutto raccontandoci a vicenda perché siamo lì. All’invito di farci una lavatrice accettiamo, di farci una doccia non disdegnamo e infine, acconsentiamo a rimanere a pranzo. Rolf e Bettina ci raccontano le loro storie. Lui, dopo trent’anni in giro per l’Italia a lavorare nelle vigne, e non solo, trovò questa casa, all’epoca un rudere, e decise di comprarla. La ristrutturò è negli anni la ampliò fino a farla diventare una casa vacanze da sogno dove persone, tendenzialmente dal nord dell’Europa, vengono a passare giorni di pace in un luogo idilliaco dal paesaggio mozzafiato. Ed è proprio per questo paesaggio che Rolf si è battuto e si batte da anni, prima contro il parco eolico che si doveva fare sulla cresta di fronte, che anche grazie a lui non si è fatto. E oggi contro il gasdotto che dovrebbe passare anche dalle sue montagne incontaminate e ricche di sorgenti.
Bettina invece è una guida trekking che conosce il Cilento meglio di molti campani. Anche lei vive da molti anni in Italia ed è qui che ha conosciuto Rolf.
Nel pomeriggio dopo aver consultato qualche vecchia mappa igm decide di accompagnarci per la nostra prossima tappa. Alla partenza si uniscono anche i loro ospiti olandesi e in gruppo ci incamminiamo nei boschi.
Bettina guida esperta
Una vecchia scorciatoia che Bettina non faceva da un po’, la strada la ricorda bene, ma non sa in che condizioni sia. Infatti ci imbattiamo in un albero caduto che ci sbarra la strada, con non poche difficoltà lo aggiramo con Fela, ancora un po’ di minuti e ci viene incontro Roberto, amico di Bettina, e nostro ospite del giorno. Dal bosco senza aspettarcelo arriviamo alle spalle di Battaglia, frazione di Casaletto Spartano. Di colpo ci ritroviamo in una specie di castello in miniatura con cortili in pietra e torrette. Qua la coppia italo-tedesca, Roberto e Miriam, ci offre la cena in una tavolata nella corte molto suggestiva. Per due giorni io e Greta ci troviamo a parlare quasi più tedesco che italiano, Gughi si arrangia a gesti e con un inglese maccheronico. Solo il giorno dopo constatiamo di aver trascorso più tempo con tedeschi che con persone del luogo in questi due giorni. Il potenziale di questa terra è riconosciuto da tutti, ma sembra che gli italiani, talmente abituati ad averla sotto gli occhi, la diano per scontata. L’import è che qualcuno riconosca la bellezza di questa terra e continui a viverla!
L’Orso della Valpolicella!
La notte l’abbiamo passata nella solita formazione: Gruz e Gu in tenda e io sotto le stelle, questa volta su una branda. Accanto a noi Fela nel suo recinto viene svegliato da Roberto che si avvicina piano per non far rumore, ma il mio caro ciucciariello gli da il buongiorno alla sua solita maniera sbalzandomi giu dalla branda! Anche sta mattina il nuovo amico ci indirizza per il giusto sentiero per arrivare a Caselle in Pittari.
Camminando notiamo una macchina bianca passare più volte vicino a noi, finché l’ennesima volta si ferma dietro la curva. Noi la raggiungiamo con tempi asineschi e ad aspettarci: l’Orso della Valpolicella!
Un omone coi bianchi candidi capelli legati in un codino. Ci dice di essere Veneto e di aver sentito del nostro viaggio dalla sua compagna che a sua volta l’aveva letta su internet. “Quando vi ho visti ho capito subito che aravate voi, ma mai più avrei immaginato di incontrarvi quaggiù in Cilento per caso!”
Un bell’incontro durante il quale ci racconta rapidamente la sua gioventù e quanto il nostro progetto gliel’abbia riportata alla mente. Dopo un invito a passare da lui in Valpolicella che a malincuore devo declinare ci salutiamo. Un attimo prima di separarci però mi mette in mano una generosa donazione, alzo gli occhi esterrefatto pronto a rifiutare, ma vedo i suoi occhi e capisco subito che la sua non è carità ma sincera volontà di contribuire a un’impresa in cui crede e gli da speranza. Nel ripartire sento quei soldi pesarmi nella tasca, ma il cuore un po’ più gonfio e le gambe un po’ meno stanche, per il gesto e per quello sguardo non per il denaro. Giunti a Caselle in Pittari cerchiamo subito la piazza da cui parte il bus che riporterà Gughi sulla costa. Sembra che nessuno l’abbia mai preso, infatti lo vediamo passare senza sapere se sia quello giusto.. Poi capiremo che ovviamente era quello poiché era l’unico. Ma nel frattempo ci viene offerto un panino per pranzo con tanto di bottiglia di vino, ci salutiamo così io e la mia vecchia roccia che conosco da sette anni ormai. Un abbraccio “a presto Gu” (che poi sarà prima di quanto pensassi…) Se ne va con dei camerieri, qua in paese sono tutti camerieri, che scendono per il turno ad Agropoli. Finito il pranzo decido di chiamare il sindaco amico di Roberto.
Caselle in Pittari, una botta di vita
Arriviamo con il contatto del sindaco che essendo impegnato ci ha mandato un suo collega. Super disponibile ci ha portato a conoscere un po’ di personaggi del paese. Primo Mariano Pellegrino che ci ha aperto il Museo per dormire e raccontato del famoso fenomeno carsico di quella zona facendoci fare anche una visita la sera stessa. Poi abbiamo conosciuto Giuseppe Rivello, detto Jepis. Lui merita un inciso dedicato, per quanto il nostro incontro non sia durato più di un’oretta. Vi ricordate della disavventura in Sicilia ai piedi dell’Etna. Il dramma è stato l’avvelenamento di Piriddu con gli annessi tre giorni più brutti della mia vita e immagino anche della sua. Ma sempre il danno si accompagna alla beffa, e nell’incendio appicciato dal lestofante la cui identità è nota ma non rivelabile, tutto ciò che possedevo è stato rubato. Sì, il progetto del film era andato in fumo, io continuavo per Piriddu. Ma quando le cose non le chiami ma devono arrivare, arrivano.
Torniamo al paese cilentano e al nostro uomo. Tempo di scambiare due chiacchiere e raccontargli il viaggio in tutte le sue sfaccettature e…. “guarda io ho una macchina foto che non uso quasi mai, prendila e me la rimandi indietro quando arrivi a Torino.”
È una cosa che va vissuta, ché a raccontarla non ha la stessa efficacia. A me questo episodio mi ha spiazzato, mi ha cambiato il modo di approciarmi alle persone durante il cammino. Neanche un mese dopo un evento che mi aveva completamente privato della fiducia nel prossimo, a me viene data una fiducia enorme. Si non era la sua unica macchina foto, magari non si tratta di troppi soldi di arnese, ma il gesto è stato diretto privo di premeditazione. Semplicemente in quel momento si è sentito di fare quello e l’ha fatto. Faccio quasi fatica ad accettare, ma poi decido di restituire questa fiducia a piccole dosi a tutti quelli che incontrerò e prendo l’attrezzo che salva il mio progetto è ricomincio a fare riprese.
Così con Jepis andiamo a vedere il museo del grano che mi introduce alle antiche varietà e alla loro importanza, e scopriamo la “tradizionale” festa del Palio del grano. Tradizionale perché ritorna alla tradizione, riprende un antica usanza, in questo caso quotidiana, e la porta ad essere conosciuta attraverso un espediente moderno: il palio. Altre sagre sulla stessa linea saranno: Il palio delle cente (Altavilla) e la Chiena (Campagna) che vi racconterò..
La mattina dopo perdiamo tempo e partiamo troppo tardi e nel sentiero tra Caselle e Rofrano abbiamo un primo assaggio del mortale caldo che mi aspetterà. Più morti che vivi giungiamo a Rofrano.