Da confine a confine, un assaggio di Basilicata
Lunga tappa da Lauria a San Costantino, dopo un tour intensivo per Lauria con la guida fortuita di Pasquale Crecca, mi incammino dopo il temporale verso Nemoli con in testa ronzanti i racconti del Lauriota, (lo risentirò solo un mese dopo per avere notizie dell’incendio scoppiato nel suo paese). Arrivato a Nemoli dormo sull’amaca nel terreno di Biagio Ferrari e, prima di crollare, rifletto su cosa voglia dire effettivamente camminare da solo, cos’è che mi da il mio asino, cosa mi fa notare e apprezzare lui e il fatto stesso di camminare, il caldo, la fatica, la solitudine, la compagnia, l’ombra, il vento, L’ACQUA… Tutto ciò si riconferma i giorni successivi, quando da Nemoli cammino verso Rivello fermandomi per la seconda colazione alla chiesa di Maria Vergine del Sovereto, in una radura accanto alla statale, lì da secoli ormai ignorata dagli automobilisti che corrono verso impegni, lavori, vacanze… Cosa c’era qui prima? Quante persone si sono incontrate qui, hanno chiacchierato, hanno pregato? Cosa chiedevano? Che piovesse, che il raccolto andasse bene, che i figli fossero maschi per aiutare nei campi? E prima di loro? E prima di questa chiesa? Gli Enotri banchettavano? Continuo con le domande senza risposta e mi ritrovo la sera alle porte di Rivello. Il sindaco doveva trovarmi un posto, ma non c’è. Sono stanco e mi metto un po’ in disparte dietro il campetto da calcio, Fela fa la guardia, buona notte, il vento soffia forte facendo garrire la mia amaca, già dormo.
Arrivo nella baia della spigolatrice
San Costantino è vuota, arrivo convinto di trovare qualcuno a cui chiedere per passare la notte ma non c’è nessuno. Cammino per le vie del borgo antico e ricostruito, case nuove un po’ kitsch mi sorprendono, ma nessuno mi si para davanti, nessuno scatta foto, nessuno mi chiede che sto facendo… Finalmente incontro tre giardinieri che fanno qualche cafona battuta sul ciuccio, l’impressione non è buona. Continuo a camminare sempre più demoralizzato. Sento da una porta una donna commentare la bellezza del mio animale. Originaria di San Costantino vive a Milano ma torna per l’estate, mi invita a pranzo. Fela è ospite da un’altra coppia accanto al recinto del cinghiale “domestico”. Da lì riparto per il sentiero che mi è stato consigliato dal proprietario del terreno che, insieme a qualche racconto di muli boscaioli, mi regala un paio di insaccati. Saluto tutti, ripensando ai miei ospiti passati che già un po’ mi mancano, e mi incammino per Sapri.