Brucia il sole sulle spalle e sul collo.
Bruciano le colline, gli occhi per le nuvole di fumo, eppure l’Etna è là alto per conto suo.
Brucia Trinacria per mano dei siciliani e per grandi mani che non si vedono. Dita che paiono tentacoli.
Brucia chi ci prova e chi non, ma chi non dà fastidio, non si immischia a volte ce la fa. Ma a volte ci si immischia senza rendersene conto.
Trinacria bruci nella testa, confondi, dai tutto ma poi di colpo ci ripensi e ti riprendi ciò che è tuo.
Trinacria che se vuoi ottieni, forse che non puoi chiedere o non vuoi?
Brucia la tua ormai polverosa terra sotto gli zoccoli di asini, muli e cavalli. Soffochi l’ultimo mulattiere mentre lo nutri come solo tu sai fare.
Seduto ad un tavolo nel parco del Pollino, come un asino lotto con mosche e parole in cerca di un modo per spiegarvi ciò che è successo in Sicilia. Perché sono nel Pollino? Come ci sono arrivato così in fretta? Dov’è Piriddu?
Sono passati due mesi da quando ho lasciato Torino e non sto a raccontarvi tutto. Tra i vari social si possono ricostruire gli avvenimenti che precedono la partenza, e anche i piccoli intoppi. Arriviamo alla parte interessante: Randazzo.
Dopo due settimane di viaggio ci imbattiamo nella prima città “grande”. Abituati a paesini semi-abbandonati – dove appena metti piede in piazza tutti si girano, tu saluti e loro ti aprono le loro case senza pensarci – io, Piriddu, Never e Dario camminiamo per Randazzo sentendoci invisibili. A salvarci è Salvo Rubolotta, contattato tramite amici comuni, che ci invita a stare da lui in un terreno fuori città, proprio sotto la strada quota mille, alle pendici dell’Etna.
Con parecchie difficoltà raggiungiamo il posto, alle 16.00, mangiamo qualcosa e scopriamo che Salvo non possiede un’azienda agricola, come pensavamo, ma sta per inaugurare un ecovillaggio (o comune che sia), Etna Bio Valley, e noi siamo i primi abitanti, inconsapevoli del sogno di Salvo.
Salvo ci apre le porte di casa, anche se c’è ben poco da aprire visto lo stato di abbandono degli edifici sparsi tra i terrazzamenti dei 5 ettari ottenuti in comodato d’uso. Parlando, però, ci espone il suo progetto di recupero dei casolari, orti sinergici, laghetti, teatri di paglia… insomma un bel modo di utilizzare un terreno abbandonato. Decidiamo di dedicargli la prima intervista del viaggio, da mandare a Italia che Cambia, ma poi crolla tutto.
Una sera, tornati dal Paese, troviamo Piriddu a terra con la schiuma alla bocca, fradicio di sudore.
Penso ad una colica, Dario cerca un veterinario ma nella zona non sembrano esserci. Io e Never intanto cerchiamo di fare alzare Piriddu, ma niente. Un’ora dopo arriva un allevatore conosciuto qualche giorno prima, gli dà un antidolorifico, finiscono gli spasmi e le contrazioni forsennate. Piriddu si calma, Piriddu non si alza.
Nei tre giorni successivi dormo poco, ogni mattina è una sorpresa scoprire che respira ancora, a me sembra che peggiori ma il veterinario è tranquillo, dice che si sta rimettendo. Passo le giornate accanto a lui che emette dei lamenti cadenzati come un bambino con una fitta di mal di pancia. Ogni tanto prova ad alzarsi ed io lo aiuto, ma pesa 330 kg, il mio è più che altro un supporto morale.
Il terzo giorno lo alziamo con l’”alza vacche” ma non si regge, aspetta che ci siano tutti e tre i membri del branco, come faceva quando camminavamo, e muore.
Una settimana dopo ci siamo ripresi. Siamo a Santa Lucia, pronti a recuperare le cose a Randazzo e ripartire, superato lo Stretto, ma una sfiga ne porta sempre altre appresso.
Alcuni lestofanti pericolosi, ben noti per simili azioni, dopo aver lasciato una mucca morta nel terreno, nella notte entrano nel casolare, rubano ogni cosa (tra cui tutta la mia attrezzatura), segano le travi e danno fuoco a tutto.
La Trinacria si è così aperta a me e mi ha accolto come solo lei sa fare, mostrandomi tutte le sue sfaccettature e purtroppo per conoscere bisogna imbattersi anche nelle brutture. Non serbo rancore a questa terra, ma ho semplicemente preso consapevolezza di una realtà antica sfortunatamente ancora molto presente, che però in molti cercano di superare e lottano per cambiare.
Seduto allo stesso tavolo ai piedi del Pollino ripenso con nostalgia all’esperienza siciliana. Non la considero una falsa partenza bensì il momento di svolta che mi ha catapultato, forse un po’ violentemente, dalla vecchia vita a questo nuovo mondo che è il viaggio lento e tutto ciò che comporta.
In Sicilia sono stato allevatore, contadino, paesano e asinaro, tutti personaggi a me nuovi, ma che mi porterò dietro per tutto il viaggio.
È una settimana che sono seduto allo stesso tavolo ai piedi del Pollino e sotto i piedi fremono: devo ripartire, ho bisogno di andare e scoprire cosa ha in serbo l’Italia per chi cammina con un asino.
Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia
Sono davvero molto dispiaciuta,avevo letto della tua iniziativa qualche tempo fa e ne ero entusiasta x te,davvero
Caro bravo ragazzo, caro Nicola, ripeto quanto pensato, lì, quel bruciante giorno, preceduto da e altri scottanti momenti…
Altro attacco. Altra resilienza.
Non vi scoraggiate. Mai.
Non facciamo tutti così schifo, non siamo la …. che vogliono far credere.
Da siciliana, sono mortificata.
Umiliata dalla più infima rappresentazione di criminalità, cattiveria, ignoranza, indifferenza.
Non crescerà mai questa Sicilia.
Lo dico con profondo dolore.
Ma soprattutto col dolore di una mamma che deve incoraggiare i propri figli ad andare via dalla propria, meravigliosa, terra.
Vi sono vicina.
Che il buon cielo vegli sui tuoi, sui vostri sogni.
Sei, siete forti.
Punto e accapo.
Il capoverso sta a te, a voi.
ciao Nicola , le mie origini sono Siciliane. Ti chiedo scusa a nome di tutti i siciliani onesti che ogni giorno vanno avanti senza arrendersi e senza spegnere il loro sogno come fai tu. Qualunque cosa io possa fare per aiutarti chiedi e ci sarò . Sto anch’io portando avanti una battaglia , fuori dalla Sicilia, dove purtroppo ho incontrato personaggi simili a quelli che hanno avvelenato il tuo asino e bruciato il sogno di Dario. Ricordiamoci che dalle ceneri si può risorgere ! Ricordiamocelo sempre. Un grande abbraccio .
Attenti ai lupi,quando i viandanti camminano tra la terra riarsa dal sole e il grano appena sfalciato, l’orizzonte sembra più ampio, la voglia di condividere e assorbire esperienze motiva ad andare anche contro l’ignoto; sulla strada compaiono amici che vivono a contatto con i lupi, non li hanno mai visti attaccare, si sarebbero difesi, un buon padre di famiglia sa che i lupi devono stare lontani da chi è indifeso; gli uomini lupo studiano strategie per attaccare di notte, gli uomini lupo sono vigliacchi che si organizzano in gruppo e aspettano che nessuno li veda, bruciano, rubano e uccidono, gli uomini lupo dimenticano di essere uomini, manca il rispetto verso chi non è del branco, quando li incontri spavaldi che sembrano agnelli, poi li guardi meglio e noti lo sguardo che è severo, le labbra anche se ferme sembrano ancora sporche di rabbia, la bava immonda che si mischia col sangue quando gli dici VERGOGNA per essere schiavi di una vecchia mentalità dell’essere forti e spietati nel gruppo notturno e vili di giorno in mezzo a chi non sa che siete bestie vestite con abiti rubati a chi lavora onestamente sudando e studiando per vivere meglio, con gente capace di amare e accettare anche chi è diverso. Per questo tipo di lupi occorrono cacciatori capaci di seguire le orme, dall’alto si vedono meglio, anche di notte, si possono seguire tutte le tracce fino alle loro tane, occorrono cacciatori inflessibili che oltre ai lupi prendano tutto ciò che hanno rubato, affinché il loro branco non possa sopravvivere delle loro razzie, senza i lupi si potrebbe vivere meglio, assaporare il sudore che gronda e non le lacrime d’impotenza per ciò che è dolore, senza aver colpa se non quella di amare gli uomini e sopportare i lupi.
Davvero grande esempio di “disarmo interiore. Per spegnere questa piaga in quella terra meravigliosa, c’è bisogno solo di avere coraggio nelle proprie azioni. A te Nicola auguro davvero di tessere una trama con un finale meraviglioso, perché lo meriti davvero… Buona Strada
Ciao pellegrino fantastico, sono Eleonora e sono siciliana, pur vivendo a Lucca da molti anni. Abito non molto lontana dalla francigena, ed ho ospitato pochi giorni fa Christine…magari l’hai incontrata. Christine cammina dal 1 agosto, è partita dal Belgio e deve arrivare in Grecia. Anch’io sono una pellegrina sulle vie per Santiago, quello che leggo di te mi rattrista il cuore, ti sei imbattuto nei siciliani peggiori si devono solo vergognare di essere nati. Se solo hai bisogno fammi sapere anima bella. Eleonora.