Questo dovrebbe essere il mio primo articolo quindi faccio che salutarvi: Benvenuti nel mio primo blog!!!
Niente cazzeggio, e mo basta, eh! Vi starete chiedendo il perchè del titolo. Anch’io mi sto ponendo delle domande sul titolo sapete, tipo se approcio si scriva con una o due c.. Ma forse la parola che ha richiamato la vostra attenzione è Filo Spinato eh? Bene vi racconterò di ciò che è accaduto un paio di settimane fa.
Il 21 febbraio, data in cui sarei dovuto partire, non ero ancora pronto per un addio definitivo indi per cui ho deciso di andare in Sicilia per tastare il terreno e farmi un’idea più chiara di ciò che sarebbe stato fare quello che fino ad allora avevo solo detto. Rigà prima fate e poi dite, tanto se provate a iniziare col dire, dovrete solcare un mare burrascoso prima di raggiungere il fare (10 ore con Grandi Navi Veloci, che va bene andare piano, prendersi il tempo e babbabba, però con l’aereo in 1.30 h sono arrivato).
Ok lo ammetto sono sceso in aereo e anzi, mi sono sentito parecchio destabilizzato dalla velocità con cui siamo arrivati in Sicilia: tempo di annunciare la nuova linea di profumi ed eravamo a: “Scusi, Genova o Savona?” “Tra 10 minuti saranno le 17 e per chi volesse sono disponibili: vino bianco, birra o prosecco da accompagnare a noccioline o bretzel per un ottimo aperitivo ad alta quota! ..diceva scusi?” “No niente ormai siamo all’altezza di Firenze…””Firenze?? Ma quella è Napoli!””AH bom..” Sì, esatto un migliaio di km per sorseggiare un bicchiere di vino, a me non basta una bottiglia per andare da piazza Vittorio a San Salvario! Non nego che ci siano persone che passano letteralmente più tempo per aria che coi piedi per terra, ma non è il mio caso. Io preferisco essere ben ancorato al suolo, non è che soffra di vertigini, è solo che voglio percepire tutta la forza di gravità sulle mie spalle, l’attrito del suolo, quasi come se non mi stessi muovendo, ma fossi fermo e con uno sforzo immenso, passo dopo passo facessi scorrere il tapiroulant terraqueo.
Sono stati dei bei giorni, ma mi hanno ribaltato tutte le certezze, per cui ho dovuto posticipare ancora la partenza (adesso fissata al 15 aprile ore 13.17). Insomma son sceso in Sicilia per cercare asini, scoprendo che se li cerchi non riuscirai a vedere nient’altro, nei posti più improbabili, che ti osservano, restii o socievoli, magri e maltrattati, allo stato brado o allevati con immensa cura. Presto dedicherò un articolo a questa bestia magnifica, ma aspetto di conoscerla di persona e non solo come simbolo per far sì che sfati tutti i miei pregiudizi e i miti.
Comunque l’idea era di camminare per quei giorni che sarei rimasto giù e vedere come mappare e quanto poi le mappe corrispondessero alla realtà… ma che devero?! Sul pullman che stava portando me e un’amica a Caltanissetta ho mappato un sentiero da lì fino a Enna. “Massì 20 km in un giorno secco, massimo con una notte fuori ce la si fa!”. Quindi dopo essere andati a conoscere una prima possibile compagna di viaggio col macellaio locale -grand’uomo che ci ha lasciato 2 chili di mele per il viaggio, che non so se sia stato un gesto di misericordia o un tentato omicidio-, ci siamo incamminati.
Ah filo, spinato o laminato, te ne stai lì fermo, messo non sai nemmeno più da chi, per quale motivo, per separare cosa da cosa e chi da chi.
“vabbuò ma il terreno da proteggere sta da questo o da quel lato?”
“ma sai che c’è? Noi siamo il confine, e del confine ci occupiamo. L’importante è che nessuno lo superi, poi se da questo o quel lato a noi non ci deve interessare” mentre quella tal spina, in apparenza più arrugginita e saggia delle altre, stava lì a dare risposte alle spinose questioni esistenziali, di colpo il cielo si fece oscuro.
“Sarà il decimo confine che superiamo, non sappiamo se stiamo entrando o uscendo dal terreno di chi, non c’è alcuna differenza da un lato all’altro, si sta facendo buio e mo ti sei pure strappata il pile! andiamo a chiedere un passaggio a quel pastore che Villa Rosa non la vedo nemmeno”. Tra i fili cala il silenzio: l’arrugginita spina si impettisce convinta che sia l’usuale rispetto a lei dovuto, invece ad essere guardata con grande ammirazione è una giovane, che ha squarciato il pile. La tensione aumenta fino a che il silenzio non viene rotto: “Hei guardate! Sta da questo lato il terreno da proteggere!” Infatti in lontananza i due ragazzi sono circondati da una decina di cani pastori, nient’affatto contenti dell’ingenuo tentativo di socializzare.
Tentativo che poi è stato premiato, dopo 2 giorni di cammino con una notte all’adiaccio alle spalle al secondo calar dell’oscurità, sprovvisti di provviste, l’aiuto dell’apparentemente schivo allevatore è stato una manna che ci ha permesso di arrivare vivi in un B&B di Villa Rosa dove per una sera abbiamo fatto finta di non aver vissuto niente di quanto era successo fino a qualche ora prima, e ci siamo consolati guardando “Scemo e più scemo”. Il giorno dopo abbiamo fatto le considerazioni del caso davanti ad una briosce al cioccolato bianco color verde foglia spacciato per pistacchio.
Venti chilometri praticamente dritti stando in cresta sembravano pochi: errore stupido non calcolare il dislivello, ma il vero problema sono state proprio le deviazioni. Oltre a quella per il guado del fiume, che si poteva immaginare, molte sono state dettate dal caro e vecchio filo spinato. Insomma al terzo confine nell’arco di mezz’ora abbiamo deciso di incominciare a far finta di non accorgerci della natura minacciosa delle arruginite punte che fissandoci sembravano dirci confuse “non uscite o non entrate, l’importante è che non oltrepassiate!” e abbiamo incominciato a scavalcare. In compagnia di un asino sarà diverso e la deviazione obbligata, per questo, e sotto consiglio dei locali, ho deciso di passare dai parchi naturali e i monti non coltivati del centro nord (Madonie e Nebrodi per intenderci), con la piacevole compagnia di un ragazzo palermitano che intraprenderà un’avventura molto simile e che conosce bene il territorio, e che a un certo punto saluterò per continuare con le mie gambe.
Molte più cose ho imparato in qualche giorno sul campo che in mesi di preparazione teorica.
CIACIA
Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia
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