Qual’è il miglior modo per conoscere e vivere la splendida Torino se non passeggiando per le sue vie e piazze? Una giornata di “trekking urbano” alla scoperta di Torino, con Enrico De Luca, Stefano Bauducco e Sabrina Bergamo di ViaggieMiraggi Piemonte, per conoscere i luoghi, le persone, la storia e la natura che rendono così magica l’atmosfera della prima Capitale italiana. Attraverso il racconto guidato dei luoghi attraversati e la testimonianza di alcune realtà responsabili, abbiamo tastato l’anima della città, in continuo cambiamento ma ancora a misura d’uomo.
TORINO – Mi sveglio un po’ assonnato e mi muovo verso il centro città. Viaggio in bicicletta con il servizio di bikesharing locale e raggiungo Porta Nuova in circa 40 minuti. Torino si risveglia insieme a me.
Giungo al punto d’incontro, davanti al nuovo ingresso della stazione centrale della città. Un gruppo di persone si era già radunato attorno a Sabrina, una delle guide di Viaggi e Miraggi Piemonte.
Varese, Novara, Milano, Biella ed anche la Sierra Leone, oltre ovviamente a Torino. Sono queste alcune delle zone di provenienza dei partecipanti al trekking urbano torinese.
Attendiamo Enrico, in arrivo da Biella insieme al suo piccolo Niccolò, insieme a Olimpia, altra guida di Viaggi e Miraggi Piemonte con sua figlia ed Edward.
Probabilmente non è necessario presentare Enrico. L’avevamo incontrato nel nostro viaggio nel Biellese Che Cambia, è tra i promotori del Biellese in transizione, è fondatore e ideatore di Viaggi e Miraggi, la rete del turismo responsabile.
Dopo il loro arrivo può iniziare ufficialmente la giornata, accompagnati da Stefano di Viaggi e Miraggi e dell’Associazione Sole Onlus. Dopo un giro di presentazioni dei presenti, partiamo verso i Bagni Municipali di Torino. Tranquilli, non è che tutti dovessero andare al bagno in quel momento, ma questo è proprio l’antico nome dato all’attuale Casa del Quartiere di San Salvario. Fino a trent’anni fa si veniva in questo luogo a farsi la doccia. Sara, che ci ha fatto gli onori di casa, dice che alcuni anziani del quartiere vengono ancora oggi a chiedere se è possibile potersi lavare.
Così Sara ci racconta l’esperienza legata alla Casa del Quartiere, a sua volta gestita dall’Agenzia dello Sviluppo Locale di San Salvario, ente nato per riunire le associazioni, anche di diversa natura, che lavoravano in questa zona.
I borghi adiacenti le grandi stazioni, per loro natura, portano solitamente con sé grandi contraddizioni. Disuguaglianze sociali ed economiche in grado di dare vita a questo, in tanti aspetti affascinante, mix di culture e tradizioni che è San Salvario.
Non si negano alcune situazioni difficili della zona, tra le quali illegalità diffusa, spaccio e condizioni abitative spesso tragiche, a pochi metri dalle aree più ricche della città.
Tuttavia è proprio in questo contesto che l’attivismo di svariate associazioni e gruppi informali è riuscito a generare un luogo meraviglioso, la Casa del Quartiere. Un posto che da spazio alle proposte culturali, artistiche, ambientali, associative del quartiere stesso. Non è forse vero che, come diceva Nietsche, “è necessario avere in sé il caos per generare una stella che danzi?”
Il ruolo dell’agenzia è stato quello di accompagnare questa trasformazione, dando così voce ad una vivacità ed una virtuosità che non aveva mai trovato spazio precedentemente.
Quando l’agenzia ha preso in mano la struttura, essa era abbandonata e necessitava di svariati lavori per renderla nuovamente agibile. Così, attraverso la vincita alcuni bandi (Fondazione Vodafone e Compagnia di San Paolo) e la collaborazione con il Comune, si è potuto rendere di nuovo vivo questo luogo, aperto tutti i giorni della settimana.
Per entrare non è necessaria alcuna tessera. Non è semplice gestire questo luogo, sia a livello economico che a livello gestionale. E’ una vera e propria casa, a disposizione di tutti. E come ogni condominio non è facile gestire i rapporti tra tutti i suoi fruitori, soprattutto pensando all’eterogeneità delle proposte e degli eventi ricevute, data la totale apertura della Casa.
Come ci dice Sara, “l’apertura è una bellezza, ma a volte è anche un problema. La libertà è difficile da gestire”. E’ quindi necessario per loro accompagnare i processi relazionali all’interno del luogo, con uno spirito inclusivo e partecipato.
Prima di salutarci, ci mostra ancora l’intera struttura, ricordandoci le tante e diverse culture presenti all’interno del quartiere: c’è una moschea, una sinagoga, la chiesa valdese, la chiesa filippina, oltre a quella cattolica. Ci dice che stanno un progettando un percorso volto proprio all’incontro di queste religioni.
Riprendiamo il nostro cammino, direzione Parco del Valentino. Penso a quanto sia bello poter viaggiare all’interno della propria città, vedendola così da un’altra prospettiva.
Giungiamo nel parco, i suoi colori ci scaldano. Rosso, arancione, giallo. La bellezza dell’autunno si manifesta in queste tonalità. Ed, ogni anno, sempre con lo stesso stupore, riescono ad incantarci. Uno scoiattolo ci passa vicino e ci osserva incuriosito. Curioso è anche l’aneddoto che Stefano racconta sul Circolo di Canottaggio presente sulle rive del Po. Una discussione che nacque qualche tempo fa sulla volontà di una signora di entrare all’interno del Circolo, cosa che non era mai successa precedentemente, in quanto era un circolo maschile.
Così Arianna, una delle partecipanti al trekking urbano, interviene dicendoci che a Trieste c’è ancora una spiaggia divisa in due zone: quella dedicata agli uomini e quella alle donne.
Osserviamo dal polmone verde della città il Monte dei Cappuccini, l’arietta autunnale accompagna il nostro percorso.
Ci muoviamo verso il centro cittadino, passando davanti alla Sinagoga. E giungiamo proprio in Piazza Carlo Emanuele II – nota a tutti i torinesi come Piazza Carlina – luogo che anni fa ospitava il ghetto ebraico. Stefano ci mostra alcuni segni di questa radice nella zona.
Con rammarico devo lasciare il trekking urbano. I ragazzi, invece, proseguono sino a Porta Palazzo, dove nel pomeriggio è previsto l’incontro all’interno del Co-housing del quartiere. Chissà quante cose avrei ancora scoperto sulla mia città che non sapevo.
Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia