Da Montà un esempio in grado di spiegarci come riappropriarsi della cultura in cui si vive, valorizzando la creatività diffusa nel territorio.
Montà (Cuneo) – Giungiamo a Montà con leggero anticipo. Data la bella giornata ci lasciamo inebriare dalla fresca aria primaverile e dal Sole che riscalda i nostri corpi. Difronte a noi un paesaggio incontaminato e affascinante si mostra lungo il nostro cammino. Siamo nel cuore del Roero.Avevamo appuntamento nell’ufficio dell’Ecomuseo delle Rocche, ma abbiamo difficoltà a trovare il luogo dell’incontro, così chiediamo aiuto ad un passante, il quale ci risponde: “Ecomuseo è tutto qui, tutt’intorno è Ecomuseo!”. Ringraziamo l’anziano e arzillo signore e ripartiamo attoniti, quasi deridendolo della sua risposta.
Finalmente giunti nella piazza principale scoviamo l’ufficio e Olga ci accoglie con un caloroso sorriso. Assieme a lei lavora Valentina, che ci raggiunge poco dopo. Nel mentre che attendiamo l’arrivo di Silvano, referente della rete dei 25 Ecomusei del Piemonte e attuale vicesindaco di Montà, Olga ci presenta la realtà dell’Ecomuseo delle Rocche e del Roero.
“L’Ecomuseo delle Rocche del Roero riunisce in un unico museo a cielo aperto gli otto comuni di sommità sorti dopo l’anno mille sulla faglia delle Rocche, da Cisterna a Pocapaglia”. Un territorio splendido fatto di piccoli borghi, colline meravigliose abbinate ad una flora unica.
Giunge così Silvano, signore che sin da subito si mostra preparato e allo stesso tempo simpatico, sempre con la battuta pronta.
Subito ci racconta dell’interessante esperienza degli Ecomusei piemontesi, prendendo spunto proprio da quello di Montà. “Gli Ecomusei nacquero in Francia a partire dagli anni ottanta”.
Per chi non lo sapesse, essi sono una istituzione che si occupa di studiare, tutelare e far conoscere la memoria collettiva globale di una comunità delimitata geograficamente e il suo rapporto storico e attuale con le risorse ambientali del territorio. Tradotto in altre parole potremmo dire “gli Ecomusei sono progetti di comunità”, come ci ricorda lo stesso Silvano.
Nascono, infatti, per “formare i cittadini rispetto alle storie e alle specificità del territorio, rispettandolo e generando un forte spirito di appartenenza”.
Ogni Ecomuseo ha la sua storia, legata alle caratteristiche del proprio territorio e delle sue persone. Per quanto riguarda l’esperienza nel Roero, essa è partita e si è sviluppata attorno a quattro filoni d’intervento: ricerca scientifica con una piccola biblioteca di studi fondamentali sulle conoscenze locali, didattica nelle scuole e con percorsi di coinvolgimento dei cittadini, valorizzazione del territorio e recupero di manufatti e architetture della tradizione (come ad esempio tutti gli strumenti utilizzati per la produzione del vino).
L’obiettivo di Silvano e di tutto il team dell’Ecomuseo è quello di “valorizzare la creatività diffusa” in tutta la comunità. E’ necessario puntare su questo tipo di attività, in quanto sono in grado di generare, tra l’altro, “economie e cultura non delocabilizzabile”.
“Ogni paese ha le sue dinamiche che connotano un luogo. Fosse tutto perfetto, dopo un po’ ci si stufa!”. E’ necessario che ci si “riappropri della cultura del posto in cui si vive”, indistintamente dalla cultura d’origine. A proposito, si emoziona a pensare quando gli è capitato di sentire albanesi e rumeni cantare in piemontese.
Il Sole è ormai calato ed è tempo di salutare Olga, Valentina e Silvano. Anche oggi abbiamo scoperto una grandiosa testimonianza legata al territorio, alla cultura di un luogo da tramandare al prossimo.
Ripensiamo al signore che abbiamo incontrato appena giunti a Montà. Aveva proprio ragione: “Ecomuseo è tutto qui, tutt’intorno è Ecomuseo!”.
Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia