Posted by on 18 Settembre 2014

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La ricerca dell’autonomia alimentare parte dalla scelta di produrre cibo sano, ottenuto senza l’utilizzo di chimica di sintesi per la fertilizzazione e per la cura delle piante e del terreno.

In quest’ottica  si migliorano le qualità organolettiche di ciò che mangiamo e  si riduce la dipendenza dai derivati del petrolio, purtroppo largamente utilizzati in agricoltura.

Naturalmente per chi come noi non ha mai avuto un orto, la quantità di informazioni da recuperare e di cose da imparare a “fare” è notevole.  Non è facile trovare i consigli giusti e spesso si scopre che la maggior parte di coloro che coltivano da anni un orto usa in modo piuttosto disinvolto (come se fosse l’unica strada percorribile) prodotti che, anche se ammessi in agricoltura biologica, biologici non sono.
La prima cosa che abbiamo deciso di fare è di partire con l’orto sinergico.
In queste note vi descriviamo come abbiamo preparato  i bancali che accolgono le nostre coltivazioni.

Le prime riflessioni sono legate all’esposizione del terreno e alla disponibilità di acqua, cioè l’orto deve poter ricevere i raggi solari e poter essere irrigato durante la stagione calda.

I bancali sono dei rettangoli di terra rialzati di circa 20 cm (andrebbero di circa 30 cm ma, nonostante l’aiuto di  un gruppo di giovani amici e l’entusiasmo iniziale, la mia schiena stanca mi ha convinto che 20 cm potevano andare bene,  per cui abbiamo trovato una mediazione tra rimanere bloccato ed avere un bancale ideale). I bancali sono larghi 120 cm (per potervi  accedere facilmente da entrambi i lati),  lunghi 15 m e con un vialetto di circa 60 cm che li distanzia tra loro.

Abbiamo scelto di delimitarli con  assi da ponte, recuperati  da un imprenditore edile in pensione, per controllare meglio la presenza delle limacce (lumache senza guscio) che infestano il nostro terreno.
Nel riempire i bancali abbiamo integrato la terra con letame di cavallo, offerto da un nostro vicino, con  i resti delle potature del frutteto e delle siepi dopo averli triturati, e con paglia. Il tutto lasciato alle intemperie a “maturare” per circa 6 mesi.
Successivamente abbiamo preparato l’impianto d’ irrigazione goccia a goccia collegato alle cisterne con cui recuperiamo l’acqua piovana.  Per riuscire a bagnare i 4 bancali che abbiamo predisposto è sufficiente poca acqua, perché tutto il terreno è stato ricoperto di paglia che riduce l’evaporazione, la calcificazione della terra, e mantiene  fresco o caldo il terreno a seconda della stagione. La paglia inoltre, decomponendosi, va ad arricchire la terra del bancale per le coltivazioni successive.

Perchè l’autonomia alimentare?

Perchè senza derivati del petrolio?

Perchè il letame di cavallo?

A queste domande cercherò di rispondere a breve, ma adesso scusatemi vado nel mio orto!

A presto

Alberto

Irrigazione goccia a goccia sui bancali
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