Una domenica mattina mi sono svegliata molto triste. Non entro nei dettagli, ognuno di noi ha motivo di svegliarsi triste e dolorante, con e senza motivo apparente. Spesso in questi momenti tento di distrarmi trasferendo il mio stato emotivo in musica. E così ho fatto anche stavolta. Le mie dita giravano sulle corde della mia chitarra ma nessuna musica riusciva a rappresentare lo stato d’animo di quel momento. E poi è accaduto qualcosa. Ho cominciato a suonare il blues, in modo libero. Ho cominciato a seguire la musica con quei tre accordi standard, cantando a squarciagola tutto il mio sentire.
Quando ho riascoltato il tutto (quasi 10 minuti di canto), mi sono sentita strana, ma per gioco ho deciso di inviare l’idea al mio collega e amico musicista, amante del blues, che mi ha sempre detto di rivolgermi al blues nei momenti più intensi. Lui ci ha suonato sopra ed è nato il mio primo pezzo blues ufficiale. L’ho inviato a un po’ di amici stretti per aggiornarli sul mio stato e condividere con loro cosa era nato da un momento difficile.
Molti di loro hanno avuto la stessa reazione “Anna! Sei così completa, arrivi dritto al cuore!”
Da qui ho cominciato a riflettere. In pratica fino a questo momento, a livello artistico, ho teso sempre verso una parte di me, mettendo a servizio la musica per grandi cause “Cambiamento, Transizione, Spiritualità, Sorellanza e Fratellanza”. Sono felice di questo e spero che queste cause continuano ad ispirarmi ancora. Ma chi mi conosce nell’intimo, ha accesso ad una inquietudine di fondo che mi ha sempre caratterizzato e fatto vivere le emozioni in maniera intensa. Un’intensità emotiva di cui noi artisti ci nutriamo per spingere la nostra creatività verso “Parti artistici” . Ho sempre fatto fatica a rivelare il processo creativo per intero, rendendo pubblico ciò che a mio parere fosse più coerente con la immagine che preferivo dare di me.
Quella mattina, quel blues ha cambiato la mia prospettiva.
Non molto fa ho rivisto un film straordinario, “L’anima di un uomo” di Martin Scorzese. Ogni volta è una grande emozione. Questo è un film documentario girato grazie ad una delle ricerche più importanti di questo settore compiuta da Alan Lomax. Lomax è stato quel ricercatore – etnomusicologo e antropologo che, prima e meglio di chiunque altro, ha raccolto e preservato un archivio musicale indispensabile per capire il blues. In particolare il film tratta di una raccolta di interviste sulla vita dei bluesmen, spiegando la diffusione mondiale di questo genere musicale, le sue radici africane e il contrasto tra la musica del diavolo e la musica religiosa (Gospel).
Il blues è un genere che riesce a contattare le nostre emozioni più intense, di gioia e di dolore, e portarle fuori attraverso la musica. Nasce nei campi di cotone, diventa ancora di salvataggio per gli schiavi neri. E’ la fusione di elementi della tradizione nera africana con tratti di quella occidentale.
Il blues è anche quel terreno dove appunto musica sacra e profana cominciano a mischiarsi. Ancora oggi il sacro e il profano tendono ad essere come terreni distinti fra loro, quando in realtà sentiamo sempre di più l’esigenza di integrare.
Sister Rosetta Tharpe, la madrina del Rock ’n Roll, ispiratrice di grandi artisti a partire da Elvis, esordisce come cantante nella chiesa evangelica. E’ la prima donna a suonare in pubblico la chitarra ed è anche la prima a portare fuori dalla chiesa lo stile gospel. Fu molto criticata a suo tempo, ma grazie al suo coraggio si gettono le basi di generi musicali che diventeranno poi fondamentali fino al nostro tempo. Dedicherò un articolo speciale su di lei prossimamente.
Tornando alle origini, il blues nasce nei campi di cotone, da un popolo schiavo, che affidava la propria storia al grido e al canto. Certo può sembrare azzardato paragonare i nostri dispiaceri con i dispiaceri degli schiavi neri. Tuttavia le forme di schiavitù oggi sono molto più sottili di allora, e non possiamo negare che l’umanità subisce continuamente una sottile manipolazione per cui crede di essere libera di scegliere anche se qualche volta sappiamo che non è proprio così.
Quando quella domenica mi sono imbattuta nei miei “campi di cotone” con un approccio più onesto e con la voglia di dare voce a un processo intimo, importante, da integrare con tutto il resto, ho sentito che qualcosa dentro di me si scioglieva. In tutta la mia carriera mi sono lasciata ispirare da moltissimi artisti. Ognuno capace di veicolare le mie emozioni. Provo anche io a veicolare emozioni scomode, che mettono a nudo la mia fragilità umana. Tento di ammettere che nonostante i miei buoni propositi a cui dedico la vita, in alcuni momenti non ce la faccio e sono costretta ad arrendermi. So di non essere sola rispetto a questo.
Mi rendo conto, che a un certo punto del mio cammino, pur di “apparire” sempre all’altezza delle mie cause, mi sono persa la libertà di trasformare parte del mio “essere” in qualcosa in cui, non solo io, ma anche altre persone potrebbero rispecchiarsi. Inoltre scopro di essere sempre stata arrabbiata con me stessa per le mie fragilità e i miei limiti. Questa rabbia mi ha impedito di credere totalmente in me, perché quella parte di me espressa senza consapevolezza e sempre sotto giudizio, ha sempre suscitato nell’altra parte di me, al timone diciamo, quel pensiero sottile “Non sei all’altezza”.
Se questo è come tratto me stessa, come posso assicurarmi di non farlo con gli altri? E che ruolo giocano a quel punto tutte le mie emozioni represse? Credo che sia arrivato il momento di accettare la mia inquietudine di fondo e imparare a trasformarla attraverso la musica. Chissà che rendendo tutto più manifesto le parti cominciano a danzare insieme.
Perché leggere le mie parole? Perché se sei un essere umano come me, qualunque sia il tuo stile di vita, credo o obiettivo, anche tu da qualche parte sei schiavo in campo di cotone. L’invito è quello di provare tutti insieme ad essere più rispettosi e sinceri rispetto all’INTERO PROCESSO. Con questa sfida nel cuore concludo le mie riflessioni (in realtà questo è solo l’inizio) e mi dedico al prossimo blues.
Buona musica sincera a tutt*!
Fonti:
Tesi di Laurea di Roberto Garioni
IL BLUES RACCONTATO DA MARTIN SCORSESE
Dalla ricerca etnomusicologica di Alan Lomax alla produzione Cinematografica
Film “L’anima di un uomo” – Martin Scorzese
Biografia di Sister Rosetta Tharpe
Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia