Vi chiedo di chiudere un attimo gli occhi e seguirmi in questo viaggio immaginario per qualche istante.
Abbiamo appena terminato di danzare e cantare, in libertà, per sudare via il superfluo e con i fiati corti rallentiamo il ritmo, fino a ritrovarci seduti in cerchio, un cerchio intimo.
Gli occhi si aprono e poi si guardano, esplorano…
E’ possibile udire ancora il respiro dei fiati corti dopo il movimento. E’ il momento di pronunciare il proprio nome per presentarsi al gruppo. Qualche minuto di silenzio…
Inizia il primo giro, qualcun* confidente, altr* nervos*, distratt*.
Ci accorgiamo che la cosa che più facciamo nella vita, quella di presentarsi agli altri dicendo il proprio nome, in quel momento sembra sfuggirci un po’ di mano.. Tranquill*, prendiamo un respiro e ricominciamo. E’ un momento tutto per noi.. in quei pochi secondi noi attraverso la postura e il suono di quel nome, ci presentiamo, proiettiamo all’esterno chi siamo. Si può capire molto di noi in quell’attimo.
Il secondo giro va meglio, qualche parola di conforto da chi conduce il gioco, e le tensioni cominciano a sciogliersi. Nella vita spesso rincorriamo quel reame in cui potersi prendere il trono, cerchiamo conferma e approvazione e riconoscimento, e finalmente arriva un momento in cui siamo padron* di realizzare quell’obiettivo. Il suono della voce si distingue sempre di più, e nell’aria circola fierezza, dignità.. Ci sentiamo bene, restiamo tutti in ascolto dei nomi e delle storie che ciascuno di essi raccontano in quei pochissimi secondi.
Ecco.. inizia così “Il Risveglio della Voce”..
Un corpo, un nome, una postura e un suono.
E’ interessante l’etimologia della parola “persona”: PER = ATTRAVERSO e SONUM = SUONO.
Il nostro corpo ha tutti i requisiti per suonare, e la voce è un ponte che lega il nostro mondo interiore con quello esteriore. La coerenza fra questi mondi ci è concessa nei primi mesi di vita, nel migliore dei casi finché non cominciamo a usare il linguaggio convenzionale delle parole. Ogni suono che emettiamo sembra essere sincronizzato con ciò che accade fuori.
Poi comincia il “grande training della vita”, e scopriamo che non sempre si può manifestare o suonare tutto quello che accade dentro. Se siamo così tanti a dover condividere questo pianeta, probabilmente ha senso anche questo.
Tuttavia ognuno di noi è testimone che ogni repressione crea un disagio, e che nel ripetersi questo meccanismo fa cambiare il nostro corpo, e cambia anche la nostra voce.
Facendo riferimento alla comunicazione non verbale possiamo rivelare chi siamo nei primi 7 secondi di un incontro. Il modo in cui usiamo il corpo e la voce possono rivelare molto.
Uno dei temi, comune a tutt*, che anche in questo percorso riscontro maggiormente, è il “significato” di come viviamo il giudizio degli altri sulla nostra pelle. Una cosa potente capace di condizionarci a più livelli.
Non sono convinta che si possa liquidare la questione dicendo “NON GIUDICARE”, o meglio questa affermazione (o negazione) non è completa. Il modo in cui viviamo il giudizio degli altri è strettamente legato al SIGNIFICATO EMOTIVO che questo può attivare dentro di noi.
Un esempio. Quando si lavora sulla voce una delle frasi più frequenti che mi vengono dette all’inizio “IO SONO STONAT*”. Quando vado ad indagare sull’origine di questa convinzione, quasi sempre si torna al periodo dell’infanzia, di quando una maestra o un adulto vicino, nel momento dell’attività corale ha detto: “Tu muovi solo la bocca!!!” Da lì la convinzione di essere stonati.
E’ vero.. non tutti vengono allenati all’ascolto musicale, perciò non sempre il suono della nostra voce è in armonia con la musica. Tuttavia, dopo oltre 10 anni di insegnamento posso dire che quando una persona decide di tornare ad intonare, questo può avvenire. La coerenza fra mondo interiore ed esteriore si muove insieme ai significati emotivi. Il giudizio che riceviamo ( o che crediamo di ricevere) dall’esterno gioca un ruolo importante. Lavorare in gruppo sulle nostre voci rivela quanto in realtà sia facile accogliere piuttosto che giudicare, perché lavorare col suono ci riporta all’essenza delle relazioni.
Vivere il mondo sonoro non è un sapere che si cala dall’alto che uno ha oppure no; il nostro corpo vibra, ha le sue frequenze, ha già una sua intelligenza sonora per cui a livello fisico sa già cosa deve fare. Si nasce e si suona subito con il nostro pianto. “In principio era il verbo” (Gv,1-1).
Tornando alla nostra immagine iniziale, ripercorrendo quel cerchio di persone pronte a mettersi in gioco, scopriamo che il gioco più affascinante è quello di smascherarci di fronte al nostro “suonare”. Ascoltare e sentire nel corpo una voce che cambia è un’esperienza molto profonda che può trasformare i significati delle emozioni che ci condizionano.
Ogni tensione alla fine del viaggio si fa sorriso. Scopriamo che quello che ci condiziona non è necessariamente un nemico da combattere, ma che spesso è semplicemente qualcosa mal posizionata dentro di noi. Attraverso la voce, il nostro modo di percepire noi stessi si completa, si arricchisce. E la distanza tra dentro e fuori si accorcia. Così come tra me e te.. Si restituisce alla nostra voce (a alla relazione) la sua autenticità più profonda.
“Dai vita alla tua voce, per dare voce alla tua vita!!”
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Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia