Provo a raccontarvi la mia esperienza
Ho iniziato a lavorare giovane, in un associazione di volontariato, che si occupava di disagio pace e ambiente, dove l’obiettivo era l’uomo e non il profitto.
E’ stata un’esperienza durata 7 anni, molto bella e intensa.
Poi, quando Antonella ed io abbiamo deciso di sposarci, ho pensato che continuare a lavorare in un ambiente che non garantiva una retribuzione costante ed adeguata alle esigenze di una famiglia (almeno così pensavo allora), fosse una scelta che non era solo mia, ma che avrebbe condizionato il futuro dei nostri figli.
Volevo almeno garantire loro, prospettive come quelle che avevo avuto io dai miei genitori.
Così ho cambiato lavoro, entrando in un mondo dove l’obiettivo non era più la persona ma il profitto.
Ad un certo punto sono stato assunto come funzionario in una multinazionale.
Dopo qualche anno, in seguito ai risultati che riuscivo a raggiungere grazie al fatto che lavoravo con le persone, rispettandole e cercando di valorizzarle, sono diventato direttore ed entrato nel comitato direttivo della divisione italiana della multinazionale.
Ero molto contento, mi sentivo gratificato e valorizzato; le mie capacità venivano riconosciute e apprezzate, mi sentivo importante e soprattutto non avevo mai derogato ai miei principi di solidarietà e di rispetto verso gli altri.
Intanto aumentavo sempre di più il numero di ore che trascorrevo in azienda, entravo in stabilimento alle 7 del mattino e arrivavo a casa alle 10.30, alle 11 di sera.
Era sempre più difficile essere coerente con miei valori, la fatica aumentava, ma non volevo prendere scorciatoie, pensavo che potevo dimostrare che la solidarietà sul lavoro avrebbe portato comunque anche al profitto e di conseguenza ai dividendi per gli azionisti.
Questo naturalmente aveva un costo, il lavoro era diventato tutta la mia vita.
Mi ricordo che una domenica tenendo in braccio Annalisa, nostra figlia, che aveva meno di due anni, continuavo a pensare ai problemi dell’azienda.
Ma non era l’unico effetto: il modo di ragionare e di operare all’interno dell’azienda cominciava a contaminarmi.
In fondo ero stato presuntuoso, credevo di poter cambiare il sistema ma era il sistema che cominciava a cambiare me.
Chiedevo alle persone che lavoravano con me sempre di più.
Un giorno mi sono accorto che qualcosa non andava. Mentre stavo richiedendo uno sforzo ulteriore ad un collega, guardando i suoi occhi mi sono accorto che mi stavano comunicando che non mi riconoscevano più. Sembravano dire: “ma questo non è Alberto, è diventato come gli altri”.
Non ero più in grado di filtrare e fare da materasso, o meglio il sistema mi stava contaminando e stavo diventando come quelli che avevo sempre criticato per i loro metodi.
A questo punto ho deciso che bisognava uscire dall’acqua calda. Come nella storia della ranocchia.
Perchè cambiare: Storia di una Ranocchia
Questo è uno dei principali motivi per cui oggi sono “diversamente occupato”.
Buon Primo Maggio
E… state in campa(g)na
Alberto
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Cristina
2 Maggio 2015
Grazie.
è importante leggere e sapere che qualcuno ha fatto queste scelte e continua a farle. Dà forza per continuare nelle proprie 🙂 anche quando ancora non si hanno progetti, i soldi son finiti e si vede solo nebbia.
guggini-di-campagna
21 Maggio 2015
Un signore anziano mi disse che, in momenti come questi, dobbiamo essere fari nella nebbia, per aiutarci tra noi a vedere il bello che esiste ma è solo nascosto.
Grazie Cristina!
Alberto
Stefano
5 Giugno 2015
Ciao Alberto,
ho vissuto un pezzetto della tua esperienza e ti ricordo sempre persona leale, motivata e rispettosa.
Credo però che la tua esperienza attuale sia davvero molto più stimolante ed interessante, per cui complimenti per la scelta!
Ciao!
Stefano
guggini-di-campagna
8 Luglio 2015
Grazie Stefano!
Le mie scelte sono facilitate da chi mi sta accanto: mia moglie per prima, i miei figli e tutte i cari amici! Senza dimenticare le bellissime persone che ogni giorno incontro e mi arricchiscono!
A presto
Alberto