Sono nato a Torino. Ho studiato informatica, ho fatto il dirigente di una multinazionale del settore auto, ho fatto il ristoratore e non ho origini contadine.
Eppure ho sentito forte, in questi ultimi anni, il richiamo della terra, come una necessità, un bisogno pressante. Credo che sia fondamentale riconsiderare i bisogni primari della vita (respirare aria pura , mangiare sano, mantenersi in buona salute, avere buone relazioni sociali…) come aspetti della propria esistenza da non delegare ad altri (industrie alimentari, farmaceutiche …) ma è necessario diventare attori in un momento in cui assistiamo al collasso di un sistema economico che non può più funzionare con le attuali modalità.
E allora, anziché deprimermi, ho deciso di agire su diversi fronti; il primo: l’autosufficienza alimentare.
Provo ad elencare le ragioni che ci spingono a cercare l’autosufficienza alimentare.
Autoprodurre il nostro cibo:
1) migliora la sua qualità, per il maggior apporto di elementi nutritivi rispetto al cibo industriale e coltivare in modo sano aumenta la quantità di antiossidanti negli alimenti.
2) azzera i conservanti, i coloranti e l’eccessivo contenuto di zucchero presente in molti cibi industriali. Inoltre sarà molto divertente personalizzare, ad esempio, i diversi tipi di conserve a seconda dei propri gusti, ad esempio aggiungendo erbe aromatiche e spezie. Che ne direste di una confettura di pere allo zenzero o di mele e cannella?
3) riduce l’inquinamento del suolo e dell’acqua evitando l’utilizzo di concimi e pesticidi chimici.
4) diminuisce notevolmente gli imballaggi necessari per la conservazione e per il trasporto del cibo dalla produzione alle nostre case.
5) riduce, per alcuni alimenti, la catena del freddo necessaria per la corretta conservazione; basti pensare ai camion refrigerati, ai frigo dei supermercati , alle celle dei produttori di frutta ecc che non servono più.
6) riduce i trasporti necessari per farlo arrivare dal produttore alla nostra tavola.
7) aumenta i momenti conviviali in famiglia e con gli amici e diventa quindi momento di aggregazione, un’occasione di ritrovo. Le famiglie allargate e i vicini di casa in determinati periodi dell’anno si possono riunire per dare vita a scorte di salse e conserve in grandi quantità, ad esempio durante l’estate e in vista dell’inverno. E’ un’opportunità per chiacchierare, scambiare pareri e saperi e conoscersi meglio. L’unione, mai come in questo caso, faceva e può fare ancora la forza.
8) permette di avere maggior consapevolezza dello sforzo per prepararlo e quindi riduce gli sprechi, e valorizza il momento del “consumo” .
9) porta ad una cultura del recupero degli avanzi aumentando la nostra creatività e fantasia e quindi ogni giorno si impara qualcosa di nuovo.
10) Acquisiamo potere, perché non dipendiamo da altri per mangiare. Permette quindi di essere maggiormente indipendenti dai mercati, dai futures che valutano il cibo come una “merce” e non come un bene.
11) Ci prepara ad un futuro che necessariamente sarà con meno risorse.
12) Porta a aumentare la nostra capacità di “fare” e “la fiducia in noi stessi”, riducendo lo stress e le alienazioni.
13) Riduce i costi e quindi indirettamente “aumenta le entrate”, con il risparmio si può scegliere di lavorare meno per il sistema e di più a casa. Ci porta a ridiventare produttori e non solo consumatori, è questo il modo migliore per ridurre il costo della vita e aumentare la propria autosufficienza economica. Pensate che il 70% dell’economia americana è basato sull’acquisto di prodotti. Un chiaro segno di disequilibrio che, di conseguenza, non è sostenibile.
14) Stimola la biodiversità contro l’omologazione.
15) Aiuta a mantenere vive le tradizioni di un territorio.
Anche se non si riesce ad essere autosufficienti completamente, per tutti questi motivi l’autoproduzione non è tempo perso, ma tempo guadagnato.
Prendiamoci lo spazio di una sera, di un sabato mattina o di una domenica pomeriggio per preparare conserve e marmellate con l’aiuto di tutta la famiglia. La dispensa si arricchirà in un batter d’occhio e non dovremo perdere tempo da dedicare ad una lunga spesa al supermercato, per acquistare tra l’altro prodotti di qualità decisamente inferiore.
In questo modo riscopriamo il ciclo delle stagioni e il rapporto con la terra. Vivere di più a contatto con la natura ci permetterà di apprezzare di più le cose semplici. Costruire un orto col proprio sudore, scegliere i prodotti migliori da raccogliere e cucinarli per la propria famiglia e comunità, è un’esperienza significativa.
Sono esperienze possibili? Adesso torno alla mia confettura di mele e appena posso vi racconto qualcosa!
Alberto
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Antonio
12 Maggio 2015
Buongiorno Alberto,
effettuando delle ricerche sull’autosufficienza alimentare, casualmente sono giunto su questa pagina.
Condivido in pieno gli argomenti che hai trattato e vivo nella speranza che sempre più persone prendano consapevolezza di questo.
Molti complimenti e in bocca al lupo!
Antonio
guggini-di-campagna
21 Maggio 2015
Grazie Antonio!
Ti invito alla festa #Valorizziamolesistente a Mombello di Torino il 7 giugno p.v. dove potrai trovare che sempre più persone sono “consapevoli”!
Qualche informazione su
http://blog.italiachecambia.org/guggini-di-campagna/2015/05/valorizziamolesistente/
e su facebook
https://www.facebook.com/events/1375272936133279/1398645743795998/
Grazie del sostegno!
Alberto