Dopo il Festival Internazionale dei Beni Comuni di Chieri, che si è svolto dal 9 al 12 luglio scorsi, mi sono domandato come potevo rendermi utile per divulgare questa esperienza culturale e umana, in modo che altri potessero riflettere sulle tematiche trattate di estrema attualità, originalità (rispetto ai media) e “modernità”.
Ho ripreso con la mia telecamera amatoriale alcuni incontri. Riflettendo sul significato della parola “ripreso”, ecco l’idea di condividere i video con i lettori del mio blog, in modo da “ri-prendere” gli argomenti e stimolare una riflessione comune.
A questo punto ho chiesto aiuto al mio amico filosofo Alessandro Pertosa, perchè introducesse questo primo filmato (di qualità scarsa, ma di contenuti estremamente interessanti) con una sua analisi sull’origine e sul valore della parola “solidarietà”.
Per cui prima di proporvi il video della Lectio Magitralis di Stefano Rodotà: “I Beni Comuni fra solidarietà e fraternità”, vi riporto le parole che Alessanro Pertosa ha scritto per noi:
La solidarietà è la cifra dell’umano
Il sostantivo ‘solidarietà’ è un prestito dal francese solidarité, derivato di solidaire, ‘solidale’, che aveva in origine un significato prevalentemente giuridico di «responsabilità solidale in un credito o in un debito».
Nella sua radice etimologica, la solidarietà esprime, quindi, il modo di essere di un rapporto obbligatorio con più creditori o debitori, caratterizzato dal fatto che la prestazione può essere richiesta a una sola persona, o adempiuta nei confronti di una sola persona, avendo effetto anche per gli altri. In questo senso va inteso, ad esempio, il ‘contratto di solidarietà’, che sarebbe un accordo collettivo tra datore di lavoro e sindacati in base al quale si stabilisce una riduzione dell’orario di lavoro e, proporzionalmente, della redistribuzione che ne consegue.
Come è ovvio, non è questo il senso in cui Stefano Rodotà – nel filmato che segue – parla di solidarietà. Egli la considera infatti, nella sua accezione più ampia, quale tensione etica e sociale, che qualifica il rapporto di fratellanza e di reciprocità conviviale fra i singoli componenti di una comunità.
Sul piano politico e sociale, quindi, la solidarietà manifesta la gloria di un atto corresponsivo, che
nutre e qualifica le relazioni umane, rendendole buone. È solidale chi sa di non essere da solo, chi coglie il legame originario che lo costituisce, chi comprende di non potersi definire senza il contesto in cui si trova, chi sa che il suo essere non è diverso dagli esseri circostanti, ma l’essere è unico in tutti. L’essere di cui siamo fatti, di cui sono fatte le cose che ci circondano, è l’unico essere dato: a distinguerci è solo il modo d’essere, ovvero è la forma, lo spirito, l’anima.
Se ciò è plausibile, l’atto di solidarietà assume un carattere di portata rivoluzionaria, che spinge al tramonto quell’occidente che troppo spesso ha confuso la distinzione modale dell’essere (cioè, i modi d’essere dell’essere) con la distinzione reale degli esseri. Quasi come se gli esseri fossero davvero molteplici e in lotta fra loro per la sopravvivenza.
La solidarietà è la cifra dell’umano. È quel gesto che consente all’uomo di riconoscersi negli occhi dell’Altro, di ogni Altro, dell’ultimo, dell’indifeso. Ma è una tensione amorosa anche nei confronti dell’ambiente e degli altri esseri viventi; perché non siamo soli al mondo.
Dopo questa bella introduzione eccovi un estratto della lectio magistralis di Stefano Rodotà “I Beni Comuni fra solidarietà e fraternità”:
Buona visione
E… state in campa(g)na!
Alberto
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