In seguito alle notizie che si susseguono sui media in questi giorni (vedi questione libica), vi voglio proporre una riflessione sullo stretto rapporto esistente tra le politiche energetiche e gli attuali conflitti e tensioni in vari Paesi.
Una politica energetica che persegua una maggiore autonomia ridurrebbe gli interessi che inducono gli interventi armati nei paesi che hanno nel sottosuolo importanti risorse di fonti fossili e gas.
L’autonomia energetica è una politica non violenta che ridurrebbe le guerre sul pianeta, la violenza e la povertà migliorando l’ambiente.
Per autonomia energetica intendo sia quella di un singolo nucleo famigliare, quella di un condominio, di un’azienda, di un quartiere, di un paesino, di una città, di una regione e di uno Stato.
Oggi:
Ucraina: In questo momento la dipendenza dell’Europa dalla Russia per quanto riguarda il gas naturale induce a considerare che la crisi fra Ucraina e Russia sia più di origine economico-energetica che politica. Questa crisi mette a rischio gli approvvigionamenti dell’Unione Europea, considerando che il consumo di gas arriva al 23% del fabbisogno energetico totale (in Italia il consumo di gas arriva al 31%).
Venezuela: A gennaio il prezzo del petrolio è arrivato a 38 dollari al barile mettendo in crisi ulteriormente l’economia venezuelana. il ministro degli Esteri di Caracas Rafael Ramirez sta cercando di rafforzare l’alleanza con Teheran, poiché l’Iran è un grande produttore di petrolio. Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha denunciato il 13 febbraio 2015 un «attentato golpista» orchestrato, a suo dire, dagli Stati Uniti.
Iran: La scelta dei paesi aderenti all’Opec di non ridurre la produzione del greggio per non modificarne l’andamento del prezzo, danneggia pesantemente anche l’economia iraniana, dove il 60% delle esportazioni è legato al petrolio e gli idrocarburi rappresentano il 25% del Pil del paese.
Ecuador: E’ di questi giorni la comunicazione del presidente Rafael Correa che per affrontare la crisi economica ha dichiarato di non poter fare a meno di trivellare in Amazzonia.
Libia: Il governo di Tripoli stremato economicamente da una lunga guerra civile, rischia il collasso se i prezzi degli idrocarburi rimarranno così bassi. Dopo la caduta di Gheddafi sono due i governi che lottano per il controllo dei giacimenti di petrolio e gas. In questo contesto si sono inserite milizie e bande armate legate all’ISIS.
Russia: Questo cartello dei prezzi tra Stati Uniti e Arabia Saudita contro Iran, Venezuela, Libia e Ecuador danneggia anche la Russia che a causa del crollo del prezzo del petrolio ha un danno di circa 100 miliardi di dollari all’anno.
Ieri:
Enrico Mattei
Enrico Mattei nel 1949 in seguito alla scoperta di giacimenti di gas metano nella zona di Cortemaggiore decide di mettere in discussione le clausole del Trattato di Pace con gli Stati Uniti che, dopo la seconda guerra mondiale, imponevano di liquidare l’Azienda Generale Italiana Petroli (Agip), una grande azienda pubblica.
Mattei comprende l’importanza dell’autonomia nella produzione di energia per il futuro dell’Italia, per cui entra in competizione con quelle che lui stesso definisce le “Sette Sorelle” che hanno praticamente il monopolio del petrolio, stabilendo contatti con Libia, Algeria, Tunisia, proponendo accordi molto vantaggiosi a Iran e Egitto. Negli anni sessanta stipula accordi con l’Unione Sovietica e inizia i contatti con la Cina.
Le sue dichiarazioni concludono che: “la politica del monopolio americano è finita. Le nuove realtà politiche dei paesi produttori di petrolio rendono possibile un nuovo sistema, basato su accordi diretti tra paesi produttori e paesi consumatori di petrolio”.
Nel film “Il caso Mattei” di Francesco Rosi il protagonista dice a un giornalista:
“Il petrolio fa cadere i governi, fa scoppiare le rivoluzioni, i colpi di stato, condiziona l’equilibrio nel mondo … se l’Italia ha perso l’autobus del petrolio è perché gli industriali italiani, questi grandi industriali, non se ne sono mai occupati … non volevano disturbare la digestione dei potenti…
Il destino di milioni e milioni di uomini nel mondo in questo momento dipende da 4 o 5 miliardari americani…
La mia ambizione è battermi contro questo monopolio assurdo.
E se non ci riuscirò io, ci riusciranno quei popoli che il petrolio ce l’hanno sotto i piedi.”
Il 27 ottobre 1962 l’aereo privato su cui viaggia Enrico Mattei cade, così finisce la sua ambizione di un’autonomia energetica per l’Italia.
Francesco Rosi incarica per raccogliere materiale per il film su Mattei, il giornalista Mauro de Mauro che successivamente scompare ucciso dalla mafia.
Negli anni Novanta alcuni mafiosi confessano che Mattei era stato ucciso dalla mafia siciliana su ordine di quella americana.
Anche Pier Paolo Pasolini, la cui morte rimane misteriosa, si interessò a Mattei nel suo libro postumo “Petrolio” nel capitolo “Lampi su Eni” (di cui Mattei era presidente), capitolo che però sparì dalle carte del manoscritto originale.
Quindi:
L’autonomia energetica, o perlomeno una maggiore autonomia, può essere perseguita con l’utilizzo di risorse da fonti rinnovabili, con una rigorosa eliminazione degli sprechi e con un’adeguata ricerca di efficienza energetica.
Lo sviluppo delle energie rinnovabili dovrà verificarsi con un capillare decentramento delle produzioni energetiche e con una “democratizzazione” dei processi produttivi, cioè con un accesso garantito e partecipato all’energia di cui ogni individuo e la collettività hanno bisogno.
Un’energia prodotta quindi senza inquinare l’ambiente e senza recare danno alle persone.
Tale scelta potrebbe sembrare una sfida nei confronti di chi attraverso l’energia ha una posizione predominante. Per questo motivo è necessario procedere dal basso, con l’impegno e le scelte dei singoli e delle piccole comunità, in modo da gestire la “transizione” attraverso la nostra assunzione di responsabilità con una adeguata crescita e sensibilizzazione culturale.
Concludo citando la prefazione di Dario Tamburrano al libro “L’Europa di fronte al picco del petrolio” di Benoit Thevard:
“Riavvicinando i luoghi del lavoro e della produzione a quelli del consumo e dell’abitare, riducendo la necessità di spostamento di merci e persone, dando maggiore attenzione al mercato locale rispetto a quello globale;
Ripristinando l’assetto idrogeologico e la fertilità dei suoli, imbrigliando le acque, trattenendo i terreni, e adottando politiche di adattamento e mitigazione climatica;
Traghettando il modello dell’agroindustria verso politiche agricole indipendenti da flussi di energia fossile e materiali non locali;
Costruendo una società delle rinnovabili e del recupero della materia in grado di automantenersi con una bassa intensità energetica e ridotte attività estrattive.
Questa è la via per trasformare la Comunità Europea, in una Comunità Resiliente e Pacifica, che si ponga al di fuori del conflitti per le risorse e delle responsabilità del cambiamento climatico. Che non ci porti verso l’autarchia, ma verso un nuovo Umanesimo Europeo”
e …state in campa(g)na Alberto
Fonti
http://www.treccani.it/enciclopedia/la-guerra-del-gas_%28Il-Libro-dell%27Anno%29/
http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/la-grande-guerra-energia.aspx
http://venus.unive.it/itals/postmaster/files/Tesi/tesi_ottavociclo/Calpini_Maria.pdf
http://www.indipendenzaenergetica.it/
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