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MATERNITA’ – VOLUTA O NON

Parlando di sessualità e di donne non si può non parlare maternità, voluta o non. images-2

In questi giorni si è parlato molto assai dell’assunzione di due ginecologi al San Camillo di Roma. Se ne è parlato perché – visto che questi due medici vengono assunti per l’ IVG – interruzione volontaria di gravidanza – saranno ingaggiati se garantiscono di svolgere il loro compito senza obiezioni di sorta.

Il bando di Concorso del S. Camillo è una conseguenza della percentuale dei medici obiettori che in Italia e tra le più alte d’Europa. In media arriva al 70 per cento, con punte del 90 in alcune zone.

Premettendo che :

La donna che scopre di essere incinta e che – per motivi di vario genere – comprende  che non desidera/può/vuole  avere un figlio, ha il diritto di scegliere quello che per lei è più giusto. In Italia la maternità è purtroppo un viaggio che la donna compie ancora in solitaria, responsabilizzata e non sostenuta dal tessuto sociale. Ciò non le permette di svolgere il suo ruolo di madre con tranquillità e – soprattutto – piacere. Diventare madre vuole dire farsi carico di un altro essere umano per un tempo indefinito, ed è quindi una scelta difficile ed importante.

Nessuna donna è felice di abortire. E’ sempre un atto violento, una decisione sofferta sia emotivamente che fisicamente. E’ una scelta che purtroppo anche  io ho dovuto fare, scelta della quale non mi sono mai pentita. Ho esplorato profondamente l’esperienza dell’aborto e ne parlo con cognizione di causa. Per fortuna esisteva la Legge 194, e non mi sono dovuta nascondere. Riflettiamo: esiste, nella parola mamma, molta dietrologia, molto romanticismo, molta manipolazione..

Michele Grandolfo, epidemiologo, già dirigente di ricerca dell’ISS e direttore di reparto salute della donna e dell’età evolutiva del SNESPS, uomo  che conosco personalmente e che stimo moltissimo, così si esprime:

L’aborto farmacologico dovrebbe essere offerto entro le 9 settimane gestazionali sulla base delle prove scientifiche e non solo entro le 7 settimane. Potrebbe coprire fino al 50% della richiesta di IVG. L’aborto farmacologico non dovrebbe essere effettuato in ospedale luogo a rischio per infezioni nosocomiali e tanto meno la donna dovrebbe starci per 3 giorni. Potrebbe essere effettuato in consultorio familiare (almeno uno per distretto) e potrebbe essere effettuato anche da ostetriche, sempre sulla base delle evidenze scientifiche. L’aborto chirurgico dovrebbe essere effettuato in anestesia locale nella generalità dei casi e quindi a livello ambulatoriale, garantendo minori rischi per la salute della donna, previo aggiornamento professionale dei ginecologi. Solo il restante 10% delle IVG rimarrebbe da effettuare in anestesia generale a livello ospedaliero. I consultori familiari (almeno uno per distretto) dovrebbero essere centri di prenotazione. Il problema dell’obiezione di coscienza (?) si sgonfierebbe. In ogni caso il servizio deve essere garantito e chi non è disponibile dovrebbe andare in esubero (così le obiezioni di coscienza si squaglierebbero).

 

 

 

Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia

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Sono naturopata, counselor, insegnante yoga. Vivo a Roma e mi occupo di benessere sessuale e di autonomia. Il mio lavoro è quello di aiutare donne che desiderano risolvere problematiche legate alla sessualità. Le tecniche che uso sono legate al respiro,al rilassamento, alla visualizzazione. Gli incontri sono sia individuali che laboratori di gruppo.

http://www.alidamazzaro.it

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