Non amo i fatti di cronaca; parlarne, intendo.
Ma la storia di Sara mi addolora particolarmente. Uccisa e bruciata dal suo ex fidanzato.Soffro per tutte le parole che volano intorno alla sua morte come fossero avvoltoi che vogliono confondere la realtà, l’ indifferenza dei testimoni inconsapevoli, le solite inutili considerazioni.
Le donne continuano a morire. Vittime designate. Vanno al macero come libri mai letti.
Le donne sono sempre state il secondo sesso: l’uomo da tempi lontani ha sempre considerato la donna un oggetto senza diritti. Da usare. Ancora fino al 1981 esisteva il cosidetto “delitto d’onore”.Vale la pena di riportare il dettato originario della norma:
Codice Penale, art. 587
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.
Le disposizioni sul delitto d’onore sono state abrogate con la legge n. 442 del 5 settembre 1981.
Stiamo vivendo una guerra, una guerra tra i sessi. Una guerra in cui le donne essendo l’anello debole, sono uccise, mutilate, torturate. La comunicazione uomo/donna è sempre stata intrisa di violenza, lo stupro in guerra, in casa, aggressività nel lavoro, la violenza sempre, sulle figlie sulle mogli sulle madri. Si, può essere il senso di impotenza che ha il sesso dominante, forse può essere l’impossibilità di comunicare, di gestire le proprie frustrazioni, infelicità, sconfitta?
Il senso di impotenza che scava trincee nell’orgoglio maschile e semina bombe nelle relazioni. Nelle donne.
Adesso se ne parla, le donne denunciano, la riprovazione sociale esiste, gli omicidi continuano. Hanno anche un nome che li cataloga. Femminicidio. Quasi a regalare un nome all’uomo disperato che svuota il suo sangue malato in un corpo di femmina.
Dobbiamo fare, donne. Per noi, per le nostre figlie.
Difenderci, non aprire il cervello a sogni irrealizzabili ma a possibilità vere, ad indipendenza, a pochi compromessi, alla dignità, alla libertà. Diventare guerriere, regine, imparare a non arrenderci, mai.
Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia