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Dal sogno del primo agriasilo…al Villaggio di Poliedra

Seconda tappa con Annabelle a caccia di storie di cambiamento nel mondo dell’istruzione infantile: oggi siamo tornati in provincia di Torino per una esperienza virtuosa e di ampio respiro.

Continua la mia avventura con Italia che cambia. Sono un po’ emozionata perché oggi farò la mia prima visita da sola: il povero Roberto è a casa con la febbre. Macchina fotografica e taccuino alla mano, parto alla scoperta di Mandria, una minuscola frazione di Chivasso in provincia di Torino, tanto piccola quanto tranquilla. Mandria, nata nel settecento come tenuta per soddisfare i desideri del Re Carlo Emanuele III, ora ospita diverse cascine e fattorie.

Io sono diretta in particolare all’azienda agricola La Piemontesina che negli anni si è trasformata, passando da semplice azienda agricola a fattoria didattica, da fattoria didattica ad agriasilo e da agriasilo a cooperativa sociale, collaborando con l’associazione Pianeta Vita Onlus e acquisendo il nome di Villaggio di Poliedra. È proprio qui che Emilia è riuscita a realizzare un suo sogno nel cassetto e, insieme alla sua famiglia, porta avanti l’impegno per rendere il mondo un posto migliore.

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Emilia inizia a parlarmi della sua storia dicendomi che “L’agriasilo era un sogno nel cassetto. Un sogno e niente più. Poi è diventato un pensiero concreto, un racconto e infine una realtà”. Sono parole che mi colpiscono, forse perché mi fanno davvero rendere conto che ciò che vedo intorno a me una volta non c’era. Vedo bambini che imparano giocando in un prato, gioiosi e sereni. “Circondati dal verde e baciati dal sole” come afferma sorridendo la fondatrice dell’agriasilo.

Al Villaggio di Poliedra, nell’ambiente piacevole e stimolante della campagna, i piccoli hanno la possibilità di vivere l’educazione da veri protagonisti. Come ci spiega Emilia, i bambini “vivono e giocano senza imposizioni dall’alto”. Ciò significa che sono proprio loro a dare origine all’insegnamento: le educatrici li accompagnano in un percorso di crescita che non parte da schemi rigidi e prescritti, ma che segue le peculiarità e le esigenze di ciascun bambino. I piccoli imparano attraverso gli infiniti insegnamenti che derivano da un’esperienza diretta. “Ogni giorno è una scoperta” racconta Emilia. Da un giorno all’altro l’ambiente può cambiare: spuntano nuovi fiori, lo stagno si riempie di girini. Qualche volta c’è un nuovo puledrino nato nella notte.

I bimbi fanno gite e picnic nei dintorni dell’azienda, scoprono talpe, semi, insetti, ricci… “Alla natura non manca nulla – afferma Emilia – siamo noi esseri umani che dobbiamo capire come imparare da lei e cosa abbiamo il diritto di prendere di tutto ciò che lei ci offre”. Questo i bimbi che frequentano l’agriasilo lo sanno. Lo sperimentano proprio a partire dalle emozionanti scoperte che fanno ogni giorno, parlandone fra loro e con le maestre. Condivisione e confronto aiutano così la natura ad essere la migliore insegnante.

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Tutto questo una volta non c’era. È il frutto delle convinzioni e dell’impegno di Emilia. Fin dall’84, lei e suo marito Mauro gestiscono l’azienda agricola La Piemontesina, che negli anni novanta ha aperto le porte ad un’attività di tipo educativo. La Piemontesina era quindi diventata una fattoria didattica, ovvero un’azienda agricola che accoglie gruppi scolastici per far conoscere loro la vita rurale. Proprio nel continuo contatto con gli scolari, Emilia si era resa conto di una triste realtà che si faceva più vera di anno in anno: “i bambini sono esseri viventi non più in contatto con gli altri esseri viventi”. Sono parole forti, che mi comunicano un immediato dispiacere.

Intanto la proprietaria dell’asilo continua: “Dalla prima esperienza che abbiamo avuto come fattoria didattica in poi, ho visto nei bambini un graduale allontanamento dall’ambiente”. Ci racconta ad esempio come negli anni abbia visto bimbi bloccati da paure insensate, addirittura quella di una bambina per l’erba! “Hanno paura di cose che non fanno paura e non hanno paura di cose che invece sono pericolose. Non hanno un senso del pericolo innato”.

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Perciò nel 2004, La Piemontesina aveva deciso di collaborare con altre fattorie didattiche del territorio per creare un grande progetto che coinvolgesse innumerevoli istituti scolastici. Ma purtroppo le poche scuole che avevano risposto, lo avevano fatto negativamente per mancanza di fondi. Emilia tuttavia non si era arresa. L’obiettivo del progetto era quello di “dare una possibilità di conoscenza continuativa dell’ambiente naturale” e lei aveva deciso di perseguirlo lo stesso. L’idea dell’agriasilo è nata così, dallo scontrarsi di due realtà che Emilia aveva potuto toccare con mano: da una parte quella della sua stessa esperienza di vita, interamente passata in campagna ed armoniosamente legata agli altri esseri viventi; dall’altra quella di una “società che ha toccato il fondo” crescendo bambini impauriti, annoiati e distaccati, che hanno tremendamente bisogno di ritrovare questa armonia. Certo, l’agriasilo offre un contatto regolare con la natura a molti meno bambini di quelli che un progetto con più scuole e più aziende avrebbe potuto coinvolgere, ma i risultati sono comunque grandi. Dal momento della sua nascita, nell’estate del 2006, l’agriasilo già solo con la sua presenza ha posto le condizioni per dare origine a una riflessione, non solo nel territorio circostante, ma in tutta Italia. L’agriasilo della Piemontesina è stato infatti il primo creato in Italia, con non poche difficoltà economiche e burocratiche, ma gettando le basi per altre numerosissime fattorie che hanno potuto seguire il suo esempio.

Guardandosi intorno poi, basta vedere i sorrisi luminosi e soprattutto sereni dei bambini, per capire quanto la quotidianità rurale faccia loro bene. I piccoli che vanno ogni giorno all’agriasilo non hanno paure inadeguate. Imparano molto e con piacere e sviluppano una grande capacità di integrazione nell’ambiente circostante. Sono in grado di rapportarsi con serenità e padronanza alla terra, alle piante, agli animali e agli esseri umani che li circondano. “Hanno il senso della vita vera” dice Emilia, sottolineando la frase con voce e sguardo intensi.

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Mi spiega che vede la differenza anche con i bambini che conoscono La Piemontesina solo per il breve periodo del centro estivo. Sono bambini del tutto simili a quelli che frequentano l’agriasilo, per età e zona abitativa di provenienza, però nel giro di poco, se non vengono seguiti si annoiano. “Non hanno la capacità di fruire pienamente di un posto senza la mediazione dell’educatore” . I bimbi che vivono l’ambiente naturale ogni giorno, invece, quando si esce all’aperto sanno già cosa fare: chi raccoglie piante (hanno infatti imparato a riconoscere molte erbe spontanee), chi sistema rametti, chi si prepara per fare l’orto. O semplicemente chi gioca tranquillo. Nel grande prato intorno a noi ci sono infatti altalene, uno scivolo, un albero su cui arrampicarsi, tanto spazio per correre e anche una casetta di fieno e paglia. Indicandomela, Emilia mi racconta che è stata costruita dai bambini insieme a degli architetti specializzati, “per mostrare che si può fare una casa anche con materiali diversi da quelli a cui sono abituati, con materiali che ci sono nell’ambiente naturale”.

I piccoli hanno costruito anche un orto, le educatrici gli hanno chiesto di che forma volessero farlo e loro hanno risposto: “A forma di casa!”. Emilia me lo dice ridendo, e quante altre cose ci sarebbero da raccontare! Ma intanto la mattinata è volata, e nel mentre i bambini hanno socializzato con gli asini, chiamandoli per nome, coccolandoli, grattandoli e imitandoli, si è fatta ora di pranzo. Emilia mi invita a restare con loro, così conosco la cuoca Elisabetta e posso apprezzare cibi cucinati con prodotti a km Zero, coltivati dalla Piemontesina stessa o comprati da un orticoltore lì vicino.

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È stata proprio una bella giornata, ma è ora di salutarsi. Guardo la donna davanti a me, sono davvero contenta che esistano persone del genere, che credano e operino per un cambiamento, pensando che ognuno possa e abbia il dovere di fare la sua parte. Per Emilia il cambiamento è una necessità. L’uomo deve prendere coscienza di non poter portare avanti una crescita illimitata, deve intraprendere un ritorno a un consumo più consapevole della terra, “imparando di nuovo a costruire con le proprie mani quel che gli serve per la sua sopravvivenza”. L’umanità si trova davanti a una sfida, ma Emilia è abbastanza fiduciosa. Secondo lei è una questione di apertura mentale, una questione di rendersi conto che migliorare la qualità della vita non significa aumentare il consumo, i rifiuti e le comodità inutili. È una questione di costruire una solida base di persone libere, colte e informate, con una visione consapevole. Quanto più questa base potrà essere grande, tanto più il cambiamento necessario riuscirà ad esserci, partendo dal basso. Emilia crede nella forza dei giovani. Sta tutto nelle nostre mani: con l’impegno, “quello che si desidera diventa possibile”. Siamo certamente sulla stessa lunghezza d’onda.

La ringrazio per l’ennesima volta e ancora voglio farlo a fine articolo. Perché non solo è stata la prima a pensare e a rendere vera un’educazione diversa come è quella di un agriasilo, ma anche perché nel suo cassetto ci sono ancora tanti sogni che porteranno altro buono nel mondo. Sono sogni che, insieme alla sua famiglia, all’associazione Pianeta Vita Onlus e all’intero staff del Villaggio di Poliedra, stanno già diventando progetti. La Piemontesina si propone di trasformarsi in villaggio anche di fatto, per promuovere uno spazio di vita che sia accogliente, piacevole e utile non soltanto per i bambini tramite l’agriasilo, ma anche per gli anziani, attraverso una co-housing già attiva, per persone con disabilità o difficoltà psichiche, grazie all’onoterapia per cui gli asini stanno già venendo addestrati, e in generale per chiunque abbai voglia di impegnarsi nella realizzazione di un centro di agricoltura sociale. I sogni sono tanti e le difficoltà economiche pure, ma il Villaggio di Poliedra è aperto alle collaborazioni e poi…anche l’agriasilo una volta era soltanto un sogno!

Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia

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