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Carovane Migranti: Il viaggio nelle strade dell’integrazione

TORINO – Sono giornate inconsuetamente soleggiate e calde. Anni fa in questo periodo potevano già cadere dal cielo dei fiocchi di neve sulla Mole Antonelliana.

C’è così tanto Sole che i miei occhi hanno difficoltà a mettere a fuoco Roberto e Karen, che mi attendono in un incrocio di un grande corso della città torinese, appena fuori dal centro.
Riconosciuti, ci salutiamo ed attendiamo l’arrivo di Fulvio e Asanka. Noto subito l’eterogeneità del gruppo, sia in termini di età che di provenienza geografica. E’ bello vedere collaborare insieme persone di generazioni o radici culturali diverse: l’arricchimento culturale e sociale deve passare dalla conoscenza e dall’incontro nella diversità.

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Decidiamo di sederci nel dehors di un bar a pochi metri dal punto d’incontro, per godere del Sole così tanto generoso quest’oggi. L’eterogeneità si palesa anche nella scelta delle bevande: latte macchiato, acqua e menta, caffè decaffeinato, bicchiere di vino bianco e succo d’arancia. Avevamo qualche dubbio sul fatto che Fulvio riuscisse a ricordare tutti e cinque gli ordini, ma ci siamo dovuti ricredere.
Iniziamo così una lunga chiacchierata. Karen, dal sorriso avvolgente, annuncia che di lì a pochi giorni sarebbe partita per Roma per parlare di Carovane Migranti al “The 19 milion project”: un summit internazionale organizzato nella capitale dove giornalisti, organizzazioni, cittadini si riuniscono per discutere e proporre iniziative future sul tema dei diritti umani di immigrati e perseguitati nel mondo.
E’ emozionata dal fatto che dovrà presentare in pubblico il progetto di Carovane Migranti, ma Fulvio e gli altri la tranquillizzano, consci delle sue capacità.

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Che cos’è Carovane Migranti? E’ Roberto che inizia a spiegarmelo: un insieme di gruppi e associazioni hanno iniziato a collaborano insieme per la difesa dei diritti dei migranti, per la loro dignità e giustizia.
Fulvio interviene dicendo che tutto iniziò con un lavoro comune sul Messico, in particolare sul femminicidio nel Nord del Paese. Da lì si è passati ad analizzare il corridoio migratorio che coinvolge milioni di persone dalle zone più povere del Messico agli Stati Uniti. Ci si è accorti che i fenomeni che si svolgono in quella parte del mondo non sono tanto dissimili da quelli che si sviluppano oggigiorno nel corridoio europeo via mare e via terra. Decisero così di occuparsi della questione in Italia, organizzando la prima Carovana Migranti nel 2014: un viaggio che ripercorre le strade fatte dai migranti quando arrivano nella nostra penisola, con l’obiettivo di raccontare le storie delle persone coinvolte al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa tematica e cercare di fare rete tra le associazioni e i movimenti che se ne occupano. E’ una lotta contro il degrado del territorio, del razzismo, dello schiavismo, delle perforazioni nell’Adriatico. Si combatte per la libertà di spostamento degli umani. In effetti, perché è possibile movimentare pacchi da e per qualsiasi punto del mondo ma è privata la libertà di movimento ad alcune persone?
V’è una certa preoccupazione nel volto dei ragazzi, palesata dalle parole di Fulvio su quel che sta succedendo in Italia, e cioè che la restrizione della democrazia lascia sempre più spazio, di pari passo, alla criminalità organizzata. Ci dicono che il traffico di esseri umani è la voce di bilancio più sostanziosa della ‘ndrangheta e della camorra, più ancora della droga.
Il loro lavoro si concentra anche sulla difesa dei popoli nativi, combattendo l’espoliazione di risorse da parte di grandi imprese internazionali, anche italiane.

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Il Sole è insistente, penso che torneremo a casa un po’ abbronzati.

E’ davvero ammirevole il lavoro quotidiano portato avanti da questo gruppo.
Karen è contenta di raccontarmi l’esperienza legata alla prima Carovana, partita da Lampedusa. Un gruppo di giovani ha preso parte a questa iniziativa, trovando riscontro in molte realtà del territorio nazionale. Molti sono gli aneddoti e momenti toccanti del viaggio, a partire dal primo giorno a Lampedusa: il cimitero delle navi, l’incontro con il sindaco della città, i racconti dei pescatori che hanno soccorso volontariamente i migranti, le madri che giungono qui alla ricerca dei propri figli dei quali non hanno più notizia.
L’intento è di unire e studiare le condizioni di schiavismo che accomunano i migranti africani e i braccianti italiani. Sono tanti i morti nei periodi di raccolta dovuti a stanchezza e condizioni di lavoro oltre ogni limite. Hanno incontrato braccianti (anche italiani) che ricevono dieci euro al giorno per lavorare la terra.
Molto significativa è stata la tappa nella Terra dei Fuochi, dove c’è stato il commovente incontro tra madri che hanno perso i propri figli, chi per malattie dovute all’inquinamento e al disastro ecologico generato, chi per un viaggio verso l’Italia in cerca di speranza e serenità finito in disgrazia. Nel lutto si comprende come i sentimenti umani siano molto simili, e un abbraccio di uno sconosciuto che ha vissuto la stessa tragedia può significare davvero tanto.

Ci siamo ormai abbronzati, nel mentre.

Così giungiamo al termine del nostro incontro. Prima però chiedo cosa significa per loro la parola cambiamento e la risposta è pressoché unanime: volontà, responsabilità e coerenza. Saluto e ringrazio Karen, Roberto, Asanka e Fulvio. Che il viaggio delle Carovane Migranti possa continuare percorrendo sempre più strade e vie per sensibilizzare e mettere in luce a più persone possibili l’unica via percorribile: quella dell’integrazione, del rispetto delle persone e delle culture del mondo.

Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia

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Interessato a chi sta ai margini, da sempre. Attraverso fotografie, parole e video cerco di raccontare il cambiamento: chi ce la fa, chi ha coraggio e porta avanti con decisione le proprie scelte.

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