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La Macchina Elettrica

IMG_2032Concludiamo con la più recente esperienza negativa, la più tosta da digerire… Mi scuso già in avvio per la lunghezza…

Nel gennaio del 2013, appena rientrato in Italia, ho deciso di comprare una macchina elettrica per il nostro progetto di Tribewanted Monestevole. Avevo guidato la Chevrolet Volt in America e mi aveva fatto una bella impressione, aveva vinto macchina dell’anno. Costava tanto, 43mila euro, ma era una delle prima macchine elettriche in Italia e volevamo promuovere la mobilità elettrica, doveva essere la macchina immagine del nostro progetto.   L’acquistai da un concessionario Chevrolet a Roma: Gierre Auto.

La brochure specificava che la macchina si può caricare da qualsiasi presa tradizionale (a muro); arrivato a Monestevole, in Umbria , la metto in carica in una presa tradizionale… e non si carica…. No!

Entro 24 ore io e il mio elettricista chiamiamo i tecnici di Gierre Auto e per varie settimane lavoriamo con Chevrolet per risolvere il problema: ci dicono che forse in campagna l’elettricità non è abbastanza stabile, di installare uno stabilizzatore, poi una messa a terra e cosi via, che faccio, a mie spese, che fra una cosa e l’altra costano più di mille euro. Alla fine la macchina si carica, ma solo a Monestevole, nelle altre prese tradizionali in Italia non si carica quasi mai; magari solo per qualche minuto e poi il carica-batterie va in protezione. Continuo a segnalare i problemi e a sentirmi dire da Chevrolet Italia che forse le prese in Italia non sono a norma e che non è colpa loro che la macchina non si ricarica, è colpa dell’elettricità italiana. Ma allora perché cazzo la state vendendo in Italia questa macchina?!?

Dopo qualche mese, il mio carica-batteria si brucia, è sotto garanzia per 7 anni, dunque no problem giusto? Ne chiedo uno nuovo alla Chevrolet Italia, ma non arriva. Entro tre mesi dall’acquisto decido di scrivere la prima lettera legale a Gierre Auto e a Chevrolet Italia: “aiutatemi a fare funzionare correttamente questa macchina o riprendetevela”. Nessuna risposta.

Passano 6 mesi e ricevo un nuovo carica batteria che si brucia dopo una settimana, altri 3 mesi e me ne mandano un altro; dura un giorno. Frustrato, torno per l’ennesima volta da Gierre Auto ed il tecnico che ormai mi conosce mi fa vedere un carrello pieno di dozzine di carica-batterie della Volt bruciati. “sono un giocattolo” mi dice… Gierre Auto smette di vendere Chevrolet, se ne lavano le mani; la Volt è un fallimento totale in Italia, ne vendono solo 7. L’unica officina che mi può aiutare diventa quella di Vedelago, in Piemonte, a 5 ore di distanza…

Avendo esaurito tutte le opzioni, e ritrovandomi con una macchina elettrica che non si carica e un carica-batteria che continua a bruciarsi, contatto la CODACONS a Roma, ente per i diritti dei consumatori. Guardano il brochure della Chevrolet Volt, ascoltano la mia storia, e decidono di rappresentarmi, “dovrebbe essere una causa scontata”, mi dicono: pubblicità ingannevole. I costi legali iniziali saranno di mille euro, va bene, ci sto,  non è giusto che la fanno franca.  L’ avvocato assegnatomi dalla Codacons contatta Chevrolet Italia e Gierre Auto per provare a fare una mediazione con un giudice di pace: l’avvocato di Gierre Auto almeno si presenta alla mediazione, quello della Chevrolet Italia no; non gliene può fregare di meno. Dunque si va per vie legali con il tribunale di Roma. Due anni per avere una sentenza; venti mesi dove non ho un carica-batterie (anche se dovrebbero essere sotto garanzia).

Difatti, finalmente, dopo 20 mesi mi contatta la concessionaria piemontese, mi offrono un carica-batteria nuovo, un modello diverso da quello precedente; “guarda che questo nuovo modello non si dovrebbe più bruciare” mi dicono. Ed infatti dopo un anno e mezzo, il nuovo carica-batteria funziona a Monestevole, con la mia colonnina ad-hoc con stabilizzatore e messa a terra, ma continua a non caricarsi correttamente nelle prese tradizionali in giro per l’Italia. Praticamente l’unico punto dove posso caricare la mia macchina correttamente è a casa mia.

Comincia così la mia prima esperienza con la “giustizia” in Italia:

Alla prima udienza al tribunale di Roma, il giudice fa parlare gli avvocati di Chevrolet Italia ma non quelli della CODACONS che mi rappresentano, e già vedo che aria tira… Poi un anno di silenzio fino al Dicembre 2016, quando arriva la sentenza del giudice: la domanda è stata rigettata causa mancata comunicazione del vizio entro 8 giorni dall’acquisto della vettura. Cioè anche se la macchina e il carica-batteria sono sotto garanzia per 7 anni, io avevo solo 8 giorni di tempo per comunicare il vizio?!? Una tecnicalità che fra l’altro non è vera, visto che abbiamo contattato entro 24 ore il tecnico di Gierre Auto, via telefono, come farebbe qualsiasi cittadino che acquista un prodotto che non funziona correttamente. Per aggiungere al danno la beffa, tutti i costi legali di Chevrolet Italia Spa e Gierre Auto sono a carico della mia piccola società agricola Tribewanted Monestevole. 12mila euro. Posso fare appello, e aspettare fino al 2024. Ma intanto la Chevrolet può pignorare 12mila euro dal mio conto. Quasi tre anni per fare una causa, che neanche viene guardata dal giudice, 8 anni per fare appello, ma poche settimane per pignorarmi il conto. Complimenti al sistema.

Questa è la giustizia in Italia:

-una Spa come Chevrolet Italia che scrive il falso sui brochure di vendita, che per quasi due anni ti lascia senza carica-batteria anche se sono sotto garanzia e che non ha la minima intenzione di dare una briciola di servizio al cliente.

-una giudice che non ascolta entrambe le parti, che rigetta la causa per una tecnicalità (fra l’altro non vera), per trovare la scorciatoia più veloci per lavarsene le mani.

-una associazione, quella della CODACONS, che gioca d’azzardo con i soldi dei consumatori che dovrebbe proteggere. Se mi avessero detto che i giudici in Italia sono risaputi per rigettare le cause senza neanche guardarle, che avrebbero potuto usare la scusa della mancata comunicazione del vizio entro 8 giorni, che se questo succedeva avrei dovuto pagare 12mila euro di spese legali alla Chevrolet, e che possono pignorarmi il conto in banca entro pochi mesi anche se faccio appello, col cavolo che avrei fatto la causa!

Un fiasco totale. Ho perso senza neanche cominciare la causa. Senza neanche avere l’occasione di guardare i fatti e dimostrare la ragione.  Una sentenza che dimostra che in Italia Golia vincerà sempre contro Davide, e non solo, il giudice te la fa anche pagare cara, per avere osato di chiedergli di fare il suo lavoro. 12mila euro di costi legali che una piccola società agricola non a scopo di lucro deve pagare ad una multinazionale per essersi permessa di cercare giustizia….

Volete sapere come’ andata a finire? Ho chiesto clemenza, offerto di non fare l’appello se la Chevrolet Italia e la Gierre Auto avessero rinunciato alle spese legali che non mi potevo permettere di pagare. La risposta è stata no.   Gli ho chiesto di pagare a rate. Sempre no. Gli ho offerto addirittura la vettura stessa. Picche. Hanno il dente avvelenato.

Ho dovuto svendere la Volt solo per ripagare i costi legali alla Chevrolet Italia e Gierre Auto. Ho pagato 43mila euro per comprare la macchina, 12 mila euro per i costi legali, per ritrovarmi senza vettura!

Cercavo giustizia e ho trovato la legge dice una canzone popolare.  E’ una brutta botta per qualcuno come me che credeva di potere cambiare le cose, che è tornato in Italia per dimostrare che anche qui è possibile fare qualcosa di buono nonostante la burocrazia. Negli altri paesi dove ho vissuto non credo sarebbe andato a finire cosi. Ce’ un minimo di giustizia, un minimo di customer service. Credevo di essere tornato in un paese “sviluppato” dove la giustizia, anche se lenta e macchinosa, esisteva ancora. Invece ho capito, a mio malgrado,   che è tutto una farsa, che viviamo in un paese fallito, marcio, che fanno di tutto per farti scappare. E’ una delusione che ti taglia le gambe, che ti toglie l’aria e ti fa chiedere “ma chi cazzo me lo fa fare”. Lo status quo vince. L’Spa vince.  L’ingiustizia regna sovrana.

Nel 2017 dovrebbe arrivare in Europa la Chevrolet Volt 2017, non fate lo stesso errore che ho fatto io! Non potendo usare parole più forti visto l’ingiustizia che tira in questo paese, suggerire a tutti di pensarci bene prima di comprare una Chevrolet in generale, la Volt nello specifico o una vettura da Gierre Auto a Roma, per evitare che le stessa esperienza succeda anche a voi.

Detto ciò, credo ancora nella mobilità elettrica, anche se ho imparato che è meglio prendere il treno che la macchina, e se devi per forza comprarne una, meglio una usata qualunque che un’elettrica nuova, che usa una marea di risorse vergini.   Intanto però siamo uno degli ultimi paesi in Europa nel promuovere la mobilità elettrica. Ci sono 9 colonnine elettriche su tutte le autostrade italiane. Nove. E tutte al nord. In Svizzera ne ho viste alcune a delle baite in strade sperdute su per le Alpi. In Italia le colonnine elettriche in città o ai centri commerciali hanno sempre parcheggiate macchine a benzina, abusivamente. Suddai!

Conosco persone che sono venute dalla Germania in Umbria con la macchina elettrica e sono dovuti tornare col carro attrezzi non potendo ricaricarle… Per promuovere la mobilità elettrica servono 130mila colonnine private e 15mila colonnine superchargers divise ogni 50 km di autostrada. Ma finche’ Autostrade Spa è una società privata invece che un bene comune, finche lo stato continua ad improvvisare la politica sui trasporti, finche’ non introducono una tassa sul carbone ed incentivi per acquistare mezzi elettriche, continueremo ad essere il fanalino di coda della mobilità sostenibile. Per saperne di più visita http://www.italiachecambia.org/visione-2040-mobilita/

Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia

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